(autoproduzione) Inizia come autodidatta, poi il Lizard di Firenze, un istituto di Los Angeles e il tempo eleva Giorgino all’essere un chitarrista pieno, totale. Al di là di quello che qualsiasi attestato o pezzo di carta possa raccontare. Anche tecnico del suono e fino ad avviarne uno proprio, il Giallo Recording Studio. Sommariamente è questo Gianluigi Giorgino, stilisticamente invece è capace di presentarsi bene sia sotto l’aspetto melodico che in fatto di potenza. Il suo rock strumentale e la fusion d’ordinanza, sono ben sorretti dalla base ritmica dell’immenso Giulio Rocca alla batteria e Federico Pecoraro e Fabio Capone, che si sono occupati a turno del basso nei pezzi dell’album. C’è fluidità nel ritmo e potenza, in modo tale che le divagazioni, riff, linee concettuali del suono siano libere ma ordinate. C’è anche Luciano Selvaggio, alle tastiere, per ampliare il respiro alla musica. Si ode nell’atmosfera di certe soluzioni un po’ psichedeliche, un che di David Gilmour degli anni ’80 e ’90, sincera impressione di chi scrive. Superfluo accostare granché di “Feeling Unreal” a qualcuno, perché si avverte la logica delle melodie, l’arrangiamento che spunta con soluzioni tra fusion, psichedelia, rock e power rock senza mai perdere il filo. La bussola dello stile è ben salda e Giorgino non va mai a strafare. Un album semplicemente godibile e ricco di armonia.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10