copriccardogioggi(Digital Nations) L’etichetta che pubblica questo album di Riccardo Gioggi è di proprietà di Steve Vai. Questa affermazione già basterebbe a posare l’attenzione sul debut di un musicista formatosi in Italia, autore di workshop, clinic, ex compositore e chitarrista per The Electric Dioram, Damage Done e alcuni musicisti, e che ha lavorato in TV, nell’ambito della produzione musicale, nell’ingegneria del suono e, ovviamente, a tante iniziative musicali e live event. “A Theory of Dynamics” è un album suonato attraverso uno stile più o meno omogeneo tra i pezzi. Il tocco ben bilanciato non si abbandona a pacchiane escursioni virtuose e fini a se stesse. Gioggi è un chitarrista pulito e nella sua digitazione delle corde si avverte un continuo senso della melodia e della sua definizione. Il primo impatto, che mi ha poco convinto, è l’opener “Time Rush”, il tipico brano sparato, pieno di scale e soluzioni acrobatiche. Ho l’impressione che risenta dell’influsso di Vai, periodo “Passion and Warfare”. “Dreamt 11” è un brano fluido, ricco di virtù e abilità, ma anche pieno di scioltezza e fluidità. Penso che magari in futuro potrebbe essere un ottimo pezzo da riprendere e in cui poter ospitare un cantato. “Designs” vede la chitarra di Gioggi riprendere una sorta di melodia di tipo popolare e poi nel tessuto del pezzo entra l’acustica ad accompagnare la trama di un violino, dalla quale poi si sviluppa una assolo di buona fattura. Struggente “Every Single Step”. Un pianoforte, la voce di un neonato, la mamma che arriva e la chitarra che pian piano esplode in un assolo caldo, appassionato, intenso. Uno dei momenti melodicamente più accattivanti e riusciti di questo debut album. Elegante, d’atmosfera, sognante è “Air”, dove Gioggi padroneggia una chitarra acustica, fronteggiata dal basso fretless di Michael Manring. “Meridians” è un altro pezzo dallo sviluppo fluido e ben modulato. Oltre all’opener un altro momento dirompente è la title track e “The Spy Song”, un pezzo molto fantasioso. Nell’album il minutaggio medio dei brani arriva ai 5’, ma buona parte di essi scorrono in modo liscio e diventando appetibili anche per chi è in cerca non solo di estro ma anche di musicalità.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10