copgrovati(Autoproduzione) Ho la pecca di non essere mai stato sufficientemente attratto dai lavori solisti di chitarristi metal di talento o di tecnica sopraffina. Pochi album sparsi, qualche occhio in più verso Malmsteen, ma io in lui ci ho sempre sentito la scuola dell’immenso Ritchie Blackmore e dunque gioco forza l’ho assimilato. Ascoltare album di questo genere significa esporsi al rischio di essere investiti da una fredda noia. Sarà banale ridurla così e oltretutto attraverso un discorso concernente il puro gusto personale, ma è una riflessione davvero sentita, certamente opinabile, spontaneamente emersa durante l’ascolto di “It’s Time”. Per quanto la chitarra del solista Rovati sia fragorosa, essa si avvicina molto di più al rock che al metal. Il guadagno è nella melodia, la quale sembra avere porzioni di spazio maggiori. Una melodia più libera, capace di essere mansueta o carica e pregna di feeling oppure sufficientemente selvaggia e irruenta. Tocchi di blues, momenti intimisti, inserti acustici. Non da meno qualche tinta di fusion, dello scarno progressive, ma tutto allineato per servire al meglio le melodie che vengono innalzate anche dagli strumenti di accompagnamento ai solo di Rovati. Il tutto ha un tocco moderno. Si sente che tra produzione e tecnica del chitarrista si è nel nuovo millennio o di qualche annetto prima, ma niente è totalmente riconducibile al classico. Dunque un lavoro pulito, accattivante e dal volto contemporaneo, capace di rendersi fruibile all’ascoltatore.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10