(My Kingdom Music) Ennesimo album da questa storica formazione progressive nata a Firenze nel 1974 attraverso Maurilio Rossi, multistrumentista, cantante e autore ora affiancato da altri sette musicisti. “La Belle Dame” è uno spunto da un’omonima ballata del poeta inglese John Keats e i Goad la plasmano attraverso atmosfere in chiaroscuro, con melodie care a King Crimson, Van Der Graaf Generator, Atomic Rooster, Genesis ed esempi del pop-spichdelico inglese di fine anni ’60 e Queen della prima ora, riconoscendo però alla band di essere autrice di un quadro sonoro comunque personale. Quasi un’ora di musica con sei composizioni delle quali tre divise però in più parti, ovvero “Magic Starway”, tre, “The Sorrow Good Morrow”, cinque, e “The Sweetness of the Pain”, ancora tre. Rossi si esprime con un cantato un po’ raschiato, certamente ispirato e allo stesso tempo mutevole con momenti dimessi e altri graffianti. L’insieme di “La Belle Dame” vede un’esecuzione da parte dei Goad che ha tentato di prendere tutto dal vivo, passando attraverso strumenti ben misurati per ottenere un suono concretamente reale e senza aggiustamenti. L’atmosfera che si ode in “La Belle Dame” è il segno di quanto tutto sia stato fatto in maniera attenta e riuscendovi. L’ascoltatore è avviato in un viaggio dove melodie imperiose, graziose, dove marcette e divagazioni visionarie e fiabesche insieme, creano percorsi narrativi dai toni seventies senza però necessariamente esservene incrostati. Se l’opener “The Haunted Palace In The Poe’ Land”, un pezzo davvero ottimo, e le successive “The Queen Of The Valley” e “The Man In The Dreamland” sono solari e offrono un taglio corale e ricco di elementi, le successive tre composizioni divise in più movimenti per quanto di livello e con momenti d’impatto, al contempo si ha l’impressione di assistere a musicisti che indugiano troppo. In alcuni casi la brevità avrebbe forse giovato. Album da ascoltare e soprattutto viverlo “La Belle Dame”, perché a suo modo in ogni piega e momento sembra aprire porte, scenari, frammenti di un qualcosa che melodicamente aleggia dappertutto.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10