copGoatess(Svart Records) Sembra che Chritus Linderson con la sua voce stia facendo molto lavoro extra. Non basta il favoloso album dei Lord Vicar (recensione qui), anche i suoi svedesissimi Goatess non perdono tempo ed arrivano alla seconda release dopo il debutto omonimo del 2013 (recensione qui). La band ha avuto un po’ di casini, il bassista ha mollato, le cose si sono complicate fino a quando si è reso necessario dare libero sfogo alla creatività e… rinchiudersi in studio. Geniale il titolo, suggerito da un’amica della band. Chritus stesso fa notare che, apparentemente, la chiesa ha smesso si pubblicizzare il concetto di purgatorio, tanto che è plausibile pensare che il posto sia vacante e che venga occupato da qualche volontario, ad esempio … la band stessa. Ci vuole poco pensare che una cosa del genere, sia dentro che fuori dagli stretti confini religiosi, offre libero sfogo lirico e tematico alla band, la quale si scatena ancora una volta con oltre un’ora di doom/stoner con iniezioni psichedeliche, una buona dose di metallo ed una certa libertà stilistica che si sente su tutte le canzoni, sia dal punto di vista melodico, che in tutti i riff … fino al cantato stesso. Se il debutto era più sporco, più stoner anche nell’innata potenza melodica della band, qui tutto è più cristallino e possente anche se comunque ben radicato nell’alternanza tra riff ossessivi o ipnotici e soluzioni di puro jamming melodico. Oscura e molto doomy la opener “Moth To Flame”. Sempre ossessiva, sempre pesante fino ad una parentesi di jam ambientale che trasporta lontano, molto lontano… con la memoria che risale agli albori del rock inglese. Fantastica la title track: oscura ma ironica, capace di dare vita ad un motivo semplice, geniale, ossessivo che appare per espandersi ed eclissarsi alternativamente durante un po’ tutta la durata del pezzo. Ancora ironia oscura con la rude aggressività di “Murphy Was an Optimist”, altro pezzo con apparizioni melodiche decisamente irresistibili. Perverso il riff di “Crocodilians and Other Creepy Crawling Shhh…”, una canzone che frigge il cervello con quella maledizione ossessiva priva di pietà, ma capace di generare assuefazione, dipendenza, schiavitù mentale. Ricca di ritmo “Shadowland”, fino a quando appare un altro di quei riff ossessivi che trascina direttamente su “Silent War”: energetica, grintosa, catchy, con un riff acido, elettrico, tagliente… l’esaltazione di un doom/stoner con l’accento sul metallo ed uno sguardo alla tortura psicologica. Eccitante ed decadente “Wrath Of Gods”, canzone che offre anche delle keys suggestive sotto un basso pesante e meravigliosamente invadente. Chiude l’ora abbondante dell’altra energia, questa volta scatenata da “Godd Moaning”. Album micidiale! Passo avanti chiaro e marcato! I Goatess escono dai confini di un genere e si lasciano andare: rifiutano il paradiso, ignorano l’inferno e si abbandonano ai dubbi eterni del purgatorio, lasciando libere le idee, lasciando che la musica si materializzi e prenda possesso del loro suonare, del loro scrivere, del loro oscuro ed originale comporre.

(Luca Zakk) Voto: 9/10