copgodhunter(The Compound / Battleground Records) Un parlato, un attacco solenne e marziale ed ecco che il basso e le chitarre mettono in piedi uno spessore sonoro denso, morboso, immenso. Un sound che è qualcosa tra lo stoner, lo sludge e qualcosa del punk. Distorsioni noise, carattere groove, melodie intriganti su uno sfondo che sembra una parete rocciosa e impervia. Un incrocio di cose, un crossover latente un’andatura dei pezzi che in fin dei conti cattura nonostante quel peso eccessivo della massa sonora. Una valnga che scorre con un grazia particolare, questo è “City of Dust”. Sono di Tucson e sono in sei i Godhunter. Un ensemble votato a sonorità squamate di rabbia e ironia. Un basso che è fatto di corde marce. Chitarre ancora più cupe del basso stesso. Un cantato che è a metà strada tra una hardcore metal band e uno desert metal band. Lui è Charlie Touseull. Suoni densi, fragorosi e cupi, fatti con due chitarre un basso e una batteria, oltre alla collaborazione continua dell’altro membro, Matthew Davis, tastiera ed effetti e chissà cos’altro. Sound ossessivo ed ossessionato, ipnotico nella sua capacità di fare l’occhiolino all’ascoltatore, ma con sguardo strabico. “City of Dust” è sludge edulcorato con qualche altra cosa, ma non è del tutto sludge vista la buona vivacità e allegria di fondo. Atteggiamento lisergico e le manifestazioni desert più semplici, per nessuna architettura particolare e allo stesso momento fatta con molta linearità. Le sequenze delle melodie e quelle vesti distorti così frementi e grigie sembrano essere la cosa giusta per un album davvero piacevole, anche se non nuovo.

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10