(Impure Sounds) Australiani e da poco tempo in attività, infatti “Perverse Offerings To The Void” è il debut album. Un’occasione affatto sprecata per i quattro musicisti del Nuovo Galles del Sud, visto quanto il loro death metal è sapientemente tenebroso e opprimente, quanto imbastardito dal black metal. Non lasciano fiato i Golgothan Remains, attraverso un riffing cattivo che mescola bordate avvicinabili a Suffocation, Morbid Angel, ma anche Hellhammer e situazioni recenti come i Maveth. Chitarre che producono un muro sonoro venato da momenti epici di un blackened infernale. La sezione ritmica emette tappeti insistenti, oppure pattern decisamente caratterizzanti che si staccano dunque dalla coltre delle sei corde. Growl profondo, ombroso, in linea con il clima da recessi dell’inferno della musica. Queste le caratteristiche salienti dei Golgothan Remains che con l’opener “Vehemence (Through Pain Divine)”, assestano un songwriting dinamico, un agile andatura del riffing e un clima meno tenebroso del previsto. La prima parte dell’album mostra un death/blackened fatto di variazioni, oltre a una sintesi di blast beat e sporadici low tempo, per qualche passaggio meno violento. “Timeless Eradicator” è un altro momento importante dell’ album, per la sua costituzione cangiante tra fasi veloci e non. La title track è invece il brano più oscuro, torbido, con punte doom e una decadenza senza pari. In meno di trentaquattro minuti gli australiani esprimono un concentrato di forza e variazioni di stile affatto trascurabili. “Perverse Offerings To The Void” è un compromesso tra un torbido death metal e una pesante espressione del genere sia per potenza, che per un alterazioni delle velocità di esecuzione che rendono l’ascolto dell’album come l’affrontare una tempesta dalle proporzioni impensabili.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10