(autoproduzione) Sono passati ben cinque anni dall’ultimo album dei bordolesi Gorod. Il successore di “Æthra” e settimo album in carriera della prog death metal band francese è qualcosa di inarrivabile e stupefacente. I Gorod espongono in “The Orb” la propria tecnica in maniera lucida e perfetta, nonché una creatività raffinata che raggiungere vette impossibili per i comuni mortali! Oltre quaranta minuti nei quali il death metal ha un taglio technical e scomposto e ricomposto secondo le pure logiche del progressive, con un tessuto musicale fitto di interventi jazz, funk, addirittura rock e dunque metal. I Gorod in questi intrecci e mutamenti creano armonia e percorsi melodici quanto costruzioni esecutive impeccabili, avvincenti. “The Orb” è tecnica e sapienza, gusto musicale tale da risultare stuzzicante nell’ascolto. Tempi scomposti, ritmi sincopati e controtempi su scale che si susseguono o riff smontati secondo metriche superiori, sono forse la normalità per un bagaglio musicale espresso da una band del genere, tuttavia l’esecuzione delle melodie avviene con principi eccentrici, inattesi e senza regole standard. Questo flusso musicale inaugurato dall’opener “Chrematheism”, si spegne nelle ultime note della conclusiva “Strange Days” dei Doors – una singolare follia questo rifacimento – e tra le due composizioni la band durante le altre la band non sbaglia una virgola e tutto appare logico, consequenziale. I Gorod che eseguano del death metal dal piglio brutal oppure armonizzazioni heavy con melodie anche seventies, sono sempre e comunque un universo pulsante di brillante creatività.

(Alberto Vitale) Voto: 9/10