(Autoproduzione) Secondo album in soli due anni per i Gourmand, band di Kansas City decisamente prolifica che in “Blossoming from the Grave” ci propone un progressive death metal che molto deve proprio alla scena estrema americana. I cinque navigati componenti della band si presentano con un disco che, partendo da una base death metal tradizionale, cerca di differenziarsi dai canoni del genere grazie all’inserimento di strumenti inusuali, visto il contesto nel quale si trovano, come il violoncello e le tastiere. Sezioni veloci e dirette che nello stile, in diversi casi, ricordano quanto fatto dai compianti Death, sono alternate a momenti più riflessivi, duranti i quali si ricorre anche all’utilizzo della voce pulita. Le linee di chitarra tessute dai due chitarristi, pur risultando aggressive, mantengono poi una certa orecchiabilità che ben si adatta allo stile della band. Nella scaletta trovano posto brani più in-your-face come “Empathy Gap” nella quale è sicuramente l’anima più estrema della band a prendere il sopravvento, come anche episodi più spiccatamente progressive. È questo il caso ad esempio di “The Price of Consciousness”, nella quale ad una parte iniziale dominata dal piano si contrappone una seconda che riporta alla mente gli Opeth. Inusuale “Redemption”, brano strumentale nel quale piano e violoncello sono assoluti protagonisti, sottolineando l’innata vena melodica caratteristica della band. La successiva “Siren’s Song”, a mio parere la migliore del lotto, è la perfetta fotografia delle due anime dei Gourmand. Una solida base death metal vecchio stile viene arricchita da riff ricercati e sezioni più ariose, nelle quali fanno la loro comparsa anche cori di voci femminili. Dal punto di vista dei testi, i temi trattati in questo “Blossoming from the Grave” sono eterogenei e spaziano dal rapporto dell’uomo con la morte a riflessioni su religione e l’attualità in genere. Non un album banale, che richiede un certo numero di ascolti per svelare la sua vera natura. Una proposta ambiziosa e particolare quella dei Gourmand che, pur mostrando una buona personalità e idee degne di nota, pare a tratti ancora un po’ confusionaria e poco definita nella sua forma finale.

(Davide Galli) Voto: 7/10