copGRABNEBELFÜRSTEN(Ketzer Records) Band molto strana ed inconsueta. Appartengono sostanzialmente all’underground tedesco, e in più di quindici anni sono arrivati appena al quarto disco, ben otto anni dopo il precedente. Non sembra a loro interessi molto, e la proposta continua ad essere personale, caratteristica, non facile. Il territorio è black metal, ma nell’ampia ed indefinita variante “avant-garde”. C’è molto materiale in questo disco, materiale alternante, con atmosfere ed attitudini contrastanti, in perfetta linea con la “personalità” della band stessa. Musicalmente sono ottimi, sanno veramente suonare e comporre, e qualsiasi cosa gli passi per la testa riesce ad essere integrata con il resto del sound, sempre oscuro, decadente, violento, contorto. Perversa “Morgengrauen”, dove il cantato alterna growl ad una impostazione basata su un pulito ma disperato. L’avantgarde qui è ben presente, offrendo imprevedibilità, alternanza tra furia e riflessione drammatica, con una chiusura ispirata quasi a delle idee basate sul doom. La title track parte con un black di stampo classico supportato da ritmiche ben costruite, dove tutti gli strumenti dicono la loro. Il pezzo si evolve poi verso molteplici direzioni: epico, cadenzato, furioso, black sofferto e black con un cantato quasi sussurrato. “Fazit einer Ehe” è stranissima: include tratti che appartengono ad un black più pagano, epico. Il groove costruito dal basso è fantastico, cosa non certo ovvia in questo genere. La canzone diventa trionfale intensificando la violenza e la velocità, per poi dare spazio ad un momento di quiete tetra, con arpeggi, atmosfera cupa, tornando poi a epicità e cattiveria finale. “Die Rüeckkehr” è un’ulteriore deviazione della creatività della band: ritmica cattiva con sopra un cantato criptico, voce confusa, a volte parlata, a volte in growl, a volte semplicemente vicina alla pazzia. Ancora una volta l’esecuzione è impeccabile e il reparto ritmico regala strutture calde e coinvolgenti. Anche questo pezzo cambia direzione improvvisamente, diventando dolcemente tetro, con un assolo intenso, rilassante, che trova origini nel metal classico, per poi riportare la canzone verso l’energia finale. La conclusiva “Einsicht vs. Erkenntnis” è praticamente ambient, e dalla metà della sua durata vede un tranquillissimo pianoforte con un parlato (in tedesco) al confine tra il rilassato e l’inquietante. Non si tratta di un album facile, nemmeno di un album che esalta certi aspetti compositivi. E’ stranezza spinta ad alti livelli. Il dilemma è capire se si tratta di confusione creativa, senza una identità precisa, oppure di genialità, direzione alternativa e grandiosa capacità di fusione di molteplici idee ed influenze. Personalmente? Voto per la seconda.

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10