(Clavis Secretorvm) Un anno fa, nel febbraio del 2019, uscì un massacro sventolante la tetra bandiera del black metal intitolato “Venenum Scorpionis” (recensione qui), degli svedesi Grafvitnir. Un album di pura violenza, odio estremo, rabbia, furia, devastazione priva di rispetto o pietà alcuna. Era il loro sesto album… ma da dove è ‘fiorita’ questa devozione per un tanto veemente oscurità eterna? Tutto ebbe inizio con “NâHásh”, il debutto, giunto in questo mondo malato nel 2012 su vinile e CD, ma in quantità molto limitate, quasi in linea con il mistero che è da sempre collegato a questo gruppo. È quindi è corretto, logico e dovuto che una label come la Clavis Secretorvm abbia deciso di disotterrare questa arma letale, dando nuova vita (CD digipack e vinili) e nuova anima, considerando che l’operazione sembra comprenda anche il processo di remaster. “NâHásh” contiene sei brani feroci, sei assalti senza tempo capaci di materializzare pur terrore, ed è sufficiente abbandonarsi a capitolo come “Vilddjurets Återkomst” o “Beyond the Black Veil of Da’ath” per rendersi conto della maestria di questi svedesi nell’arte della depravazione. Riff privi di aria, drumming senza ritegno, linee vocali disumane. “NâHásh” è il male espresso con musica estrema sferzata da un caleidoscopio psicotico di sublimi melodie deviate. Black metal senza compromessi, senza divagazioni commerciali, senza alcuna immagine che non esalti, celebri e veneri la dannazione eterna!

(Luca Zakk) Voto: 9/10