(Napalm/Audioglobe) L’uscita di un nuovo disco di una delle tue band preferite è sempre un momento di grande ansia: è divenuta ormai una triste legge che tutte le formazioni storiche dell’heavy metal sfornino un disco orrendo dopo l’altro, e “Home at last”, l’ep apripista per questo quindicesimo album dei Grave Digger, lasciava decisamente presagire il peggio. Per fortuna, però, le cose non vanno così male, e “Clash of the Gods” si rivela essere quantomeno un disco onesto, pieno di tutti i gradevoli cliches ai quali Boltendahl e soci ci hanno ormai abituato da una vita. Direi anzi che i tedeschi confermano le buone impressioni di “The Clans will rise again” e testimoniano di essere in una nuova, positiva fase della propria carriera, con le brutture di inizio anni duemila ormai alle spalle. Dopo l’intro in tedesco dedicata a “Charon”, “God of Terror” auto-plagia la strofa di “Paid in Blood” dal disco precedente, ma in fondo il brano non dispiace. “Medusa” è un mid-tempo molto cupo, a tratti quasi alla Helstar. Pesantissima la titletrack, ritmata al punto giusto “Walls of Sorrow”… ma, per quanto sia incredibile, anche questo pezzo auto-ruba il riff a “Paid in Blood”! Con “Call of the Sirens” e la sua anima barbaricamente metallica viene quasi da pensare ai nostri Wotan; per la conclusiva “Home at last” si rimanda alla recensione dell’ep omonimo. Fra l’infinita operazione di riciclaggio e qualche timida, quasi impercettibile novità, “Clash of the Gods” mette almeno bene assieme i ritagli di cui è composto.

(Renato de Filippis) Voto: 7/10