(Century Media) Il suono delle chitarre scheletrico e a volte acido, attraversato dall’elettricità, dalle vibrazioni. Il basso è l’ombra nera, la notte che aleggia. Lo scenario è suburbano e vede molto punk, soprattutto dark a profusione. La voce inquieta e malinconica di Mat McNerney (Hexvessel, ex- Beastmilk) declama versi e storie, molto malessere e pensieri reconditi delle masse, verso il nucleare e tutte le apocalissi possibili che aleggiano nell’immaginario collettivo. L’emozione sale in questo nuovo album dei Grave Pleasures. Un wall of sound di dark, punk e goth rock eretto da Juho Vanhanen (Oranssi Pazuzu) e Aleksi Kiiskilä (ex Kohu 63), con le chitarre, e da Valtteri Arino (ex- Beastmilk) e Rainer Tuomikanto (ex Ajattara e altri), cioè basso e batteria. L’anima percepita da queste esalazioni sonore è quella di David Bowie dei primissimi anni, di Siouxsie & The Banshee, Bauhaus, Billy Idol. Tutto condensato in un sound elettrico, oscuro, votato ai timori sopra descritti e per i quali la dea Kali in copertina li rappresenta tutti. Votarsi a un generico dio è un pericolo e genera orrori. Il basso pulsa ombre, le fender cantilenano con scheletrica cadenza e senza sosta. McNerney è cantore maledetto, attore di queste angosce e uomo di un popolo che vive nel timore. “Motherblood” ha un sound retrò, ma una valenza certamente contemporanea.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10