(Autoprodotto) È appena nato ma già ben diffuso questo progetto solista e solitario di Luca Pasini! Un black melodico, un black estremo, un black che va fuori confine, oltre le tenebre ma dentro a nebbie ancor più fitte. Un black epico, un black atmosferico, un black che sa estendersi nei meandri del post black, senza farne effettivamente parte. Linee vocali sotto effetti digitali, quasi tuonanti, tormentate, spesso minacciosamente parlate, mentre l’incedere sonoro rasenta il cosmico, tra urla disumane annegate da un soundscape apocalittico, siderale, avvolto da tastiere avvincenti che portano lontano, oltre la stratosfera, oltre il sistema solare, verso una desolazione spaziale di pregiata ed invidiabile fattura. Incedere trionfale, melodia sempre brillante, brani eccitanti ma decadenti, oscuri ma con un’ampiezza cosmica incredibile. Tanta chitarra, tantissima, solista, brillante, provocante… dentro un turbinio di aggressività, di suoni glaciali, di implacabile freddezza cosmica. La lunga tille track eccita, “Uncharted Dreams” destabilizza, “Our Wounds, Our Crown” sorprende. La chitarra solista, molto evidenziata, è forse un po’ acerba… ma ciò che produce, e specialmente nel suo contesto, è geniale, decisamente grandioso nell’ambito del genere. Un album che ipnotizza, che cattura, che coinvolge profondamente, in modo tanto suggestivo quanto malvagio e perverso. Poco più di mezz’ora che sembra durare una piacevolissima eternità!
(Luca Zakk) Voto: 9/10