(Underground Symphony) La power metal band del Veneto dopo anni raggiunge una forma musicale evoluta. Nei cinque album precedenti nonostante un sound agile, i Great Master sono passati da una spontaneità a una ricerca continua e oggi la loro architettura sonora raggiunge una forma importante. “Montecristo” è un album nel quale il dettaglio nell’arrangiamento e appunto un’architettura generale creata con il canto, le chitarre, sezione ritmica, torchestrazioni e tutto il resto, vivono in un insieme equilibrato. Basato sul personaggio principale de “Il Conte di Montecristo” di Alexandre Dumas, Edmond Dantès, il concept si svolge attraverso tredici pezzi per quasi un’ora di durata. Durante il primo ascolto si ha l’impressione che molte canzoni abbiano una forma e svolgimento che tende a renderle simili tra loro, dunque più ascolti sono stati utili a intendere meglio sfumature e melodie principali, le vere protagoniste delle singole canzoni. Gli arrangiamenti di “Montecristo” restano però impeccabili. Innanzitutto le chitarre non soffrono le orchestrazioni o magniloquenti cori. Purtroppo siamo in un’epoca del metal con elementi symphonic dove le chitarre a volte diventano quasi delle tastiere, invece le sei corde dei Great Master, Jahn Carlini e Manuel Menin, hanno un loro peso e soprattutto un carattere, dei riff portati avanti con solidità. La sezione ritmica si assesta tra andature canoniche e soluzioni che arricchiscono l’arrangiamento. Stefano Sbrignadello, voce di una qualità superiore completa la forma definitiva della musica. Ad ogni modo “Montecristo” si avvale di composizioni power metal con elementi corali e sinfonici di una certa rilevanza, come “Back Home” e la seguente “The Left Hand Joke”, la delicata “None Of Stone”, “My Name” che è un power supremo ed epico che con la title track si completano in fatto di aderenza al genere. Se da una parte la forma musicale di cui scritto in apertura è degnamente evoluta, in questa band che si è sempre spinta oltre con la giusta ambizione, in seconda battuta è pur vero che “Montecristo” ha una sua complessità dietro quei cori imponenti e riff ben rifiniti, lasciando trasparire la storia ottocentesca che racconta.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10