(Argonauta Records) Violenza, rumore, sballo psicologico ed un assalto sonoro crudele, grezzo, estremamente fumoso. È così che si presentano i francesi Greyfell che giungono così al secondo album. La loro impostazione è sempre pesante, lenta e esaltata da una instabilità psicologica pericolosamente imprevedibile. L’attacco inizia con “The People’s Temple”: dettagli noise, ritmica doom pesante, vocals sconvolte ed eteree, accelerazioni, rallentamenti, screams… un brano che quando finisce lascia quel senso di pace che si percepisce dopo un fragore disumano. C’è una sensazione gotica e nu-metal su “Horses”: un brano sostanzialmente lento, con un ritmica eccitante ed un cantato perso tra varie dimensioni sonore, un cantato che non ha alcun problema ad esplodere ed offrire, con la musica, una deflagrazione prettamente stoner, di quello malignamente psichedelico. Ossessiva “No Love”: traccie sabbathiane, qualcosa che mi fa ricordare -tornando alla modernità- i Black Book Lodge… ed una evoluzione dopo la metà decisamente suggestiva e coinvolgente. Puro psycho doom con “Spirit of the Bear”, un brano che riesce a diventare inquietante e diabolico. La conclusiva “King of Xenophobia” è un decadente incrocio tra doom, stoner, Hawkwind, Sam Gopal ed una generica perdita del contatto con il mondo reale. Allucinazioni. Mal di testa. Ansia. Respiro affannato. Tachicardia. In poco più di mezzora i Greyfell saranno capaci di devastare le vostre (già precarie) condizioni di salute!

(Luca Zakk) Voto: 8/10