copgriefofemerald(Non Serviam Records) Un ritorno atteso, anche se nel 2011 c’è stato “The Devils Deep” che forse a qualcuno non è andato proprio giù. Comprensibile, visto che la release presentava solo un pezzo inedito. Scelta voluta per annunciare in pompa magna il ritorno di questa brillante formazione. E’ dunque questa release il concreto ritorno dei Grief Of Emerald o almeno di quello che ne resta, cioè il solo Jonny Letho. “It All Turns To Ashes” (uscito a dicembre scorso) è il black metal come lo vedono gli svedesi, con suoni nitidi ma aggressivi, progressioni e variazioni e innesti melodici anche di tastiere, oltre ad alcune trame del riffing, che si impongono con maestosità all’attenzione dell’ascoltatore. Le chitarre, di Letho e Christer Bergqvist, sono come attrici capaci di interpretare più ruoli e in questo caso, visto che sono strumenti musicali, la loro interpretazione è fatta sia di riff robusti e degni dell’apocalisse o di un disastro imminente, “Stormlegion (Warstorms Part III)” o “God of Carnage”, oppure recitano trame solenni e maestose, come in “Where Tears Are Born” e “Cage of Pain”. Un ricamo continuo, dove gli aghi sono belli grossi o esili e snelli. In tutto questo c’è un appoggio delle tastiere di Johan Havås che sembrano una vera e propria orchestra. Un black metal furioso e cattivo, con impianti melodici per niente laccati o pacchiani. Qualcosa che può guadagnarsi la stima di ogni blacker.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10