copGrievingMirth(Loud Rage Music) Bizzarro progetto internazionale: chitarre messicane, keys dal Texas (ma origini messicane) e voce italiana (lyrics comprese). Un carneficina fatta da una atmosfera disperata, struggente, letale, canalizzata in un black metal di pregevole fattura il quale ricorda proprio esponenti italiani di spicco come Darkend, Imbolc e Selvans, con un tocco -specialmente per certi estremismi vocali- di Catechon. Meno di mezz’ora, per questo debutto, ma la quantità di malignità, scelleratezza e decadenza è disumanamente illimitata, con una sublime esplorazione dei lati oscuri dell’umanità, un’esplorazione che spaventa, sconvolge, lascia il segno. Recide. Uccide. Un disco immenso, con un fattore emozionale smisurato, una orientazione lirica che non lascia respiro e che -per il pubblico italiano- risulterà particolarmente toccante (“…mentre vedo morire ogni cosa a me vicina…”). Musica avvincente, registrata perfettamente, lontano dal monotono, dall’ovvio, dallo scontato e ripetitivo, offre riff efferati, ma anche trionfali, esaltanti, atmosferici grazie a delle tastiere usate con discrezione ed intelligenza. Inno all’infelicità, alla nullità, all’oblio con la fantastica opener “Malaugurio”: un testo fantastico incastrato in un riffing sostenuto, possente e pieno di feroce groove. Violenza e riffing ricchi di trionfo sull’irresistibile “Indelectatvs”, musicalmente forse il pezzo più magnetico del disco. Si fatica trovare quale sia il fattore più intrigante su “Optio”: non solo musicalmente c’è un equilibrio fantastico tra groove, violenza e melodia, ma il singer disegna nell’aria oscure sculture fatte di concetti mistici, occulti, perversi, romantici (“…Trascenderò verso l’abisso ti prego però, ricorda il mio viso…”). La poesia diventa oscena, brutale, crudele e terribilmente reale sulla fantastica “Mille Facce”, mentre la conclusiva “Abuso” mette alla prova l’ascoltatore con un espressività estrema, atroce, disumana, esaltata da riff glaciali con un drumming mostruoso ed ancora una volta quel subdolo uso delle tastiere, quasi pensate per alleviare dolori eterni, per perdonare colpe imperdonabili, per purificare atti concepiti per essere impuri. Nel tempo e progressivamente ho imparato ad apprezzare il black in Italiano, idioma spesso confinato a qualche strofa, alla una canzone in un disco. Ma con questa qualità compositiva, con questa immensità lirica, dove l’orrore feroce -solitamente dipinto in altre lingue da centinaia di bands (italiane comprese)- è un autentica frustata, una doccia gelida, uno spavento da crepacuore. È l’infinita strada in discesa. È l’abisso sempre più vicino, ma infinitamente lontano. È la poesia che illumina una purezza fatta di infamia, efferatezza, empietà. È il preludio al Male. È il culto del Male. È l’essenza del Male.

(Luca Zakk) Voto: 9/10