(Dusktone) C’è il solo Grimovetust a lavorare a questo progetto con lo stesso nome e votato al black metal di matrice old style. Molto atmospheric e con passaggi anche strutturati, soprattutto con un lavoro delle chitarre più ampio e abbastanza variegato. L’album possiede anche dei riff che potrebbero essere un residuo di heavy o thrash metal e di fatto Grimovetust saltella tra soluzioni quasi avantgarde, come in “Gardens of Archfiend” o le progressioni melodiche di “Death Beholder”. Un senso di mesta decadenza e cupa desolazione avvolgono le sei composizioni di titolo, i cui scenari rievocano le epoche dei primi Abigor, Ulver, qualcosa di Burzum invece le tastiere. La produzione è anch’essa vecchio stile, affatto cristallina ma decentemente capace di captare ogni elemento della musica. Solo i riff che per quanto siano ben variegati, a tratti hanno dei passaggi standard, scontati. Il punto forte di “Gates To Heptagon Tower” è quel senso di autentica misantropica malinconia percepita alla fine dell’ascolto.

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10