(Hellprod Records) Sono fortemente convinto che, almeno in passato, la provenienza geografica abbia giocato un ruolo significativo per le sorti di molte band. Ne sono un esempio i portoghesi Grog, in circolazione dal 1991 e arrivati ora al quinto album: ho la fortissima sensazione che, se anziché nel cuore dell’Europa mediterranea, fossero nati negli Stati Uniti, ora sarebbero comodamente seduti tra i grandi della scena estrema insieme ad acts come Cannibal Corpse, Suffocation e Malevolent Creation. Il sound della band lusitana si colloca esattamente a metà tra il brutal death più contorto e la ferocia del grind, riuscendo così a sprigionare una furia bestiale senza che essa arrivi mai a sfociare nel caos totale, grazie ad un impressionante bagaglio tecnico che consente ai musicisti di infilare riff letali e cambi di tempo con la precisione di un bisturi. “E.xit G.lobal O.bliteration” polverizza tutto ciò che trova nel proprio cammino, con la voce animalesca di Pedro che si staglia potente sopra intricati concentrati di cattiveria messi in musica, mentre il batterista Rolando Barros si rende protagonista di una prestazione che definirei disumana su “Vegetative Techuman”, per non parlare di “Pineal Turmoil, due minuti e mezzo di grind core purissimo. Inutile continuare con il track by track, mi ritroverei ad utilizzare termini desueti come ‘riff al fulmicotone’, ‘drumming tellurico’ e via discorrendo. Mi limito a dire che chiunque ami il brutal death senza compromessi di scuola americana, deve fare proprio questo “Sphere Of Atrocities”.

(Matteo Piotto) Voto: 9/10