cophaniwa(Qua’Rock Rec.) Prima volta che mi capita di non sentire l’italianità in un gruppo. Non lo reputo un difetto, sia chiaro, anzi. Il suono degli Haniwa mi è risultato subito fresco e piacevole, pure personale. Il genere? Tutti e nessuno, nel senso che vi ho riconosciuto moltissime influenze. In Flames, Thrash moderno, ritmi sincopati, Prog Metal, Rock ‘N’ Roll di stampo americano… E mi fermo, perché la lista potrebbe tranquillamente essere più lunga. Ma la cosa interessante è che i nostri mischiano tutto quanto ho detto poc’anzi in un amalgama cangiante e variopinto. Le composizioni tradiscono la lunga carriera dei componenti, il cantante/bassista ha una voce poderosa eppur versatile, capace di adattarsi ai vari aspetti musicali del combo. Il basso, mio personalissimo parere, è relegato in un piano troppo poco visibile, ma penso che tanto sia dipeso dal missaggio. Il resto del lavoro lo fanno le chitarre, poderose e graffianti. Anche loro si adagiano con disinvoltura sulle linee melodiche dei vari generi componenti, andando a lavorare di cesello in un lavoro che è da discutere, perdonatemi ragazzi, solo sulla copertina. Allora facciamo così: diventate famosi (non penso dovrete impegnarvi poi molto), sfondate e poi rimasterizzate questo album con una nuova veste grafica. Vi prendo in parola, sia chiaro… Per il resto, pollicione bene bene in alto.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8,5/10