cophardholz(Massacre Records) Non serve essere degli straordinari esperti di heavy classico per riconoscere, nel sound degli Hardholz, gli influssi di quel metal che andava per la maggiore nella ex-DDR, e che oggi si può ancora riconoscere, ad esempio, nei Macbeth. Solo due album, questo compreso, in oltre 30 anni (ma con una fase di rottura della band di oltre tre lustri); testi in tedesco, copertina disturbante e – inutile dirlo – nessuna ricerca dell’originalità. Heavy/thrash virato Metallica per l’opener “Charon”, melodie abbastanza inattese in “Die Prophezieung” (‘La Profezia’); la titletrack (che significa niente più e niente meno di ‘Infarto’) vira invece verso un hard rock da fine anni ’80, comunque abbastanza ruvido. Dopo un “Praeludium” fin troppo lungo, “Wieland der Schmied” (‘Wieland il Fabbro’, tragica figura della mitologia nordica) si presenta come il miglior brano del disco: ancora heavy/thrash serrato e cupo, americano più che europeo, con qualche vaghissimo richiamo alle sonorità Metal Church. Un misto di hard rock e NWOBHM per la traccia autotitolata; dopo il brio di “Tannhäuser”, il disco si conclude con una rilettura metal del tema di “C’era una volta il West” di Morricone, che qui si chiama “Spiel mir das Lied vom Tod” (‘Suonami la canzone della morte’). Un disco che difficilmente farà proseliti nel Belpaese, ma che ha comunque una sua dignità.

(René Urkus) Voto: 7/10