(Sonic11/ Pride & Joy Music) Oliver Hartmann sembra tenere un profilo basso ma, diavolo, è un artista che tutti noi abbiamo ascoltato o ammirato molteplici volte. Non solo è stato il vocalist degli italiani Empty Tremor, degli Iron Mask e pure degli At Vance… ma è anche nell’immensa live line up degli Avantasia come chitarrista e voce… oltre ad essere stato vocalist anche in studio per quasi tutti i dischi, fin dal primo “The Metal Opera” del 2001. Ma non finisce qui! Molte volte backing vocals o cori per Edguy, Freedom Call, Helloween, Hammerfall, Kamelot, Magic Kingdom, Rhapsody of Fire… e pure voce di un brano nell’ultimo disco dei Serenity. Insomma, Oliver Hartmann è ovunque, specialmente in ambito metal melodico, sia esso classico, sinfonico, power o progressivo. Ma, come ogni artista che si rispetti, oltre ad essere presente in tutti questi progetti altrui, non rinuncia ad un qualcosa di suo, qualcosa che segua il suo stile… un qualcosa dove è lui ad invitare altri personaggi, partendo dal produttore Sascha Paeth degli Avantasia, passando poi per il bassista Armin Donderer (ex Freedom Call), il batterista dei Sinner, Markus Kullmann, la corista di Avantasia e Sinner, Ina Morgan ed infine il tastierista di Kiske / Somerville, Jimmy Krešić. Sembra incredibile, visti gli innumerevoli impegni, ma “Get Over It” è il decimo disco degli Hartmann in ben 17 anni di attività, un lavoro che ancora una volta contiene una manciata di ottimi brani, dieci canzoni seducenti, esplosive, incalzanti, tutte composte, eseguite ed arrangiate in maniera sublime. Dopo la grinta dell’opener “Remedy”, “One Step Behind” offre un rock dalle tinte oscure, un po’ malinconico, con quella possente voce che Oliver riesce a canalizzare dentro al microfono… un degno pari del collega norvegese Jørn Lande, ma sulla scia di un grande David Coverdale. Irresistibile la ballad malinconica “In Another Life”, scatenate “What You Give Is What You Get” e “The Movie‘s End”, quest’ultima con una provocante vena bluesy. Anni ’80 dal gusto pop con “Just Drive”, mentre “Can‘t Keep Away From You” è un’altra ballad molto ben riuscita, ricca di melodia e suoni cristallini. Ecco che torna un po’ alla mente il sopracitato Coverdale con la performance di Oliver nell’incalzante e groovy title track, mentre “Stay True To Me” avvolge con le sonorità di una power ballad di pregevole fattura, ricca di evoluzioni e con una chitarra molto intensa. Continuo a pensare che sia incredibile che un artista onnipresente come come Oliver Hartmann possa non solo trovare il tempo per registrare dischi solisti, ma che sia arrivato al suo decimo lavoro in studio! Poche chiacchiere… qui siamo di fronte ad un dono: non tanto il dono che lo rende l’artista di spessore che tutti apprezzano, piuttosto quello che noi noi amanti della musica riceviamo con questa perla di rock maturo, potente, tra metal, AOR e hard rock di altissimo livello.

(Luca Zakk) Voto: 8/10