(Massacre Records) Questo album è un prodotto che arriva da quell’universo definito come Bay Area, dunque thrash metal di un certo stampo e che anche grazie al cantato di Cody Souza. Il fratello di Nick ed entrambi figli del celebre Steve ‘Zetro’ Souza, l’epocale cantante dei monumentali Exodus, con il suo stridulo e gracchiante cantare rende il tutto ancora più aderente alla tradizione di quell’universo. I fratelli Souza che con Kosta Varvatakis, chitarrista solista, Kevin Paterson, altra chitarra e voce, completano gli Hatriot, sbandierano fieramente un thrash metal ben camuffati che in parte ricorda si certe cose degli Exodus, però è innegabile che i quattro presentino allo stesso tempo un sound comunque moderno. Si pensi a certi riff melodic death metal di stirpe svedese, e dunque non proprio vintage, in più qualche sfumatura metalcore sembra spuntare in giro tra i brani di dell’arrembante “The Vale Of Shadows”. Quarantadue minuti per undici pezzi totali, segno dunque di una certa concentrazione del songwriting. Tolti tre pezzi da oltre cinque minuti, il resto stazione in durate tra gli oltre tre e mezzo e i quattro e mezzo, presentando così delle canzoni che abbiano un passo deciso e ben definito. Il riffing è veloce, saettante e tagliente, la base ritmica è iperattiva, ogni canzone dimostra un passo svelto, agile e con un bel po’ di variazioni. Le melodie scarseggiano. Ne compaiono in “The Vale Of Shadows” e sono anche memorabili, comparendo sia in sequenze di riff, ma anche in fraseggi delle chitarre e così via. Però sulla distanza è merce che scarseggia. Un elemento forse poco sfruttato e fa quasi pensare che la band sia entrata in studio per svolgere un compitino, più che esibire un vero atto creativo. “The Vale Of Shadows” potrebbe solleticare l’attenzione di chi ama e vive questo genere del metal, però viene da pensare che la band abbia ancora da lavorare per registrare un album che possa essere concretamente d’impatto e non solo derivativo o ben suonato.

(Alberto Vitale) Voto: 6/10