(Svart Records) Tetro e avvincente, glorioso ed elettrico, maestoso ed epico, quanti aggettivi possono venire in mente ascoltando “Tavastland”, consapevoli poi che quelli siano non siano esaustivi nel definirlo? Il ritorno dei Havukruunu a cinque anni dal precedente “Uinuos syömein sota” è un buon evento. La formazione finlandese è da sempre dedita a un feroce ma volitivo epic-pagan black metal che in “Tavastland” si rivela avvincente. Le melodie si formano e crescono in maestose, imponenti ed epiche entità nelle quali si odono chitarre granitiche e graffianti, pronte a sprigionare assoli fulminanti e di valore. Il tono pagano, le ascendenze vichinghe e in generale il retaggio dei popoli del nord emergono costantemente e definiscono questo album un intreccio tra narrativa, folklore, fierezza. Pur suonando come l’insieme del black metal, i Havukruunu esibiscono anche derivazioni heavy metal, mentre il totem di questo lavoro è il paganesimo e il summenzionato retaggio culturale, al quale non servono cornamuse o strumenti tradizionali per comunicare l’appartenenza al mondo dal quale i finlandesi provengono. “Tavastland” è un concept nel quale si ritorna a un periodo del XIII secolo nel quale nel Nord Europa avvenne un atto di ribellione verso la Chiesa Cattolica, da questo episodio nacquero poi molti racconti e leggende che vengono appunto ripresi nell’album. La storicità dei fatti contamina in solennità ed epica diversi pezzi dell’album, come “Yönsynty” dove si ha la sensazione di essere proprio in quell’epoca di tensione sociale e culturale. Tuttavia vi è sempre quel tono degnamente metal che impone i canoni di forma alla musica e non disperdono il patrimonio black metal della band, con ambientazioni da sagra popolare che troppo spesso si assiste in certe realtà. L’album vede due composizioni dal lungo minutaggio a inizio e fine della tracklist, il resto dei pezzi staziona in minutaggi tra i cinque e sei minuti. In particolare la conclusiva “De Miseriis Fennorum” suona come una sorta di saluto imperniato su un incedere solenne e altamente epico.

(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10