(Cherry Red Records) Francamente non è facile scrivere qualcosa su una band che è al suo cinquantesimo anno di vita e che pubblica il suo trentaduesimo album in studio. E contiamo solo quelli. Eppure qualcosa va pur scritto e del resto gli Hawkwind sono sempre stati fuori dal comune, inoltre David Anthony Brock, unico membro della band presente in essa fin dagli inizi, si pensi che è nato nel 1941. Mettetelo in una campana di vetro, crioggenizzatelo, mappategli il DNA, ma non lasciate che la musica, l’umanità e questo pianeta lo dimentichi! “All Aboard The Skylark” presenta un CD aggiuntivo denominato “Acoustic Daze”, ovvero un set di classici eseguiti appunto in acustico. Nove pezzi formano questa nuova galassia dell’universo Hawkwind. Il primo, “Flesh Fondue”, è una caotica manifestazione di un mondo alieno. Il brano si apre come se fosse già iniziato da qualche secondo. Una soluzione non nuova negli ultimi anni da parte degli Hawks. “Nets Of Space” segue poi con la chitarra di Brock che fronteggia un muro sonoro fatto di una psichedelia cavalcante di questo viaggio verso l’ignoto. “Last Man On Earth” forgia una linea vocale andante e una direzione acustica, come sempre arricchita dalle capacità di infondere suoni specchiati, lisergici, improvvisi e progressivi che ampliano questo folk atipico. “We Are Not Dead… Only Sleeping” è soporifera nei modi, ma nella seconda parte la sua fusion ristabilisce gli equilibri. La jam di carattere space rock è una modalità di libera espressione musicale che Dave Brock e tutti coloro che sono stati parte della band – come Lemmy Kilmister dei Motörhead e, almeno per un album, il recentemente scomparso Ginger Baker dei Cream – hanno presentato in tutti gli album e in questo coincide con la title track. “65 Million Years Ago” riporta gli Hawkwind a turbinare linee di chitarra caotiche, suoni risucchiati da dimensioni estranee a noi e il drumming ipnotico di Richard Chadwick che tiene tutto insieme. “In The Beginning” è il tema spaziale più consono al tutto, è infatti una strumentale pari a un’ipotetica colonna sonora. È un altro racconto di mondi, galassie, menti e spiriti. Una strumentale fatta per sognare che lascia il passo a un’altra ottima costruzione strumentale, “The Road To…”. Un’aggraziata chitarra acustica apre le porte della percezione di “The Fantasy of Faldum”, ispirata a un volume di novelle di Herman Hess, un brano che sposta le scelte stilistiche dell’arrangiamento, creando di fatto più canzoni in una sola. L’approccio e i primi ascolti sono difficili, forse a causa della scelta di costruire un album con composizioni apparentemente slegate tra loro, con aspetti dissimili, ma alla fine loro, gli Hawkwind restano una galassia in movimento.

Negli ultimi tour gli Hawkwind hanno aperto i concerti con un set acustico e la band ha ben pensato di ripetere l’esperienza in studio, ricavandone un vero e proprio album aggiunto a “All Aboard The Skylark” nella versione CD e acquistabile separatamente in quella vinile. “Acoustic Daze”* riprende il passato, eterno e comunque attuale, della band e soprattutto con dei classici che non tramontano. Lo scorso anno, a settmebre, gli Hawkwind hanno pubblicato “Road to Utopia” (QUI recensito) una rivisitazione dei propri pezzi, con un supporto orchestrale guidato da Mike Batt, e appunto un largo uso di soluzioni acustiche mischiate a quelle canonicamente rock. In questo “Acoustic Daze” ripete qull’esperienza, con gli Hawkwind a smontare tutto e rimontarne i pezzi con un fiuto per l’improvvisazione e lo spirito goliardico che una band cinquantenaria non ha mai perso.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10

“Acoustic Daze” mette in mostra

PSI Power
Hymne To The Sun
The Watcher
Generator Door
Micro Man
Intro The Night
Down Through The Night
Flying Dr Dave
Get Yourself Together
Ascent Of Man
We Took The Wrong Step Years Ago