(Cherry Red Records) È proprio la title track ad aprire il nuovo album dell’immortale band britannica Hawkwind. Oltre 10’ come un viaggio che scatena sensazioni e la percezione di atmosfere lontane. Suoni che attraversano le galassie più remote in maniera vivace, stratificazioni di sintetizzatori, elettronica, percussioni, mellotron. Un riff ruvido e dai tratti punk compare nella seguente “The End”, con gli Hawkwind aprirsi verso una frenetica interpolazione tra chitarre e sintetizzatori, per sospingere le bordate della sei corde e dl basso su piani spaziali con lievi inflessioni jazz. La presenza di sintetizzatori ed elettronica in “The Future Never Waits” è vasta quanto decisiva. È un apporto che riveste i pezzi, conferisce un’ambientazione e rende la musica come un muoversi attraverso il cosmo in maniera sperimentale quanto psichedelica. Jazzato l’agglomerato che contorna i venti spaziali e arginati da un ritmo convulso ma spedito in “They Are So Easily Distracted”. I fiati, il pianoforte, una trama appunto classicamente jazz riletta attraverso jazz-fusion, space rock e psichedelia interstellare dei maestri britannici. Questi oltre dieci minuti sono uno dei momenti più coinvolgenti e artisticamente notevoli di “The Future Never Waits”. L’album presenta molti spazi strumentali, come ad esempio “USB1”, la successiva “Outside of Time” un pochino sconclusionata a principio ma coin una struttura in divenire. Questo pezzo è tra i primi di una serie che nella loro seconda parte o nel tratto finale, emergono melodie o sommarie canzoni stupefacenti, come La coda finale di “I’m Learning To Live Today” o il frammento beatlesiano posto nella seconda parte di “The Beginning”. “The Future Never Waits” si conclude con “Trapped in this Modern Age” il brano più breve e meno Hawkwind del previsto ma piuttosto grazioso. Sono dieci pezzi di psichedelia spaziale, di elettronica, di rock d’assalto con un certo groove e dove le canzoni vere e proprie sono incastrante appunto tra lunghi flussi strumentali, attraversati da venti elettronici, bolle sonore e nebulose colme di stelle. In questo cosmo sonoro albergano però le melodie a volte senza tempo e a volte semplici, di una band che viene proprio da altri mondi.

(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10