(Les Acteurs de L’Ombre Productions) Sono in circolazione da ben venticinque anni, con un invariato nucleo della band composto da N (voce), F (chitarre) e A (basso), artisti che in questa dimensione annullano la propria personalità sintetizzando il nome in maniera così fredda e decadente, una scelta legata alla loro visione orbitante attorno all’assenza di valore del genere umano. Nel corso degli anni hanno pubblicato, questo compreso, cinque album: i primi due agli inizi dello nuovo millennio con etichette minori, poi due (2008 e 2015) usciti nella galassia della Season of Mist e, finalmente, l’approdo in questo ultimo decennio alla corte dell’etichetta attuale, una label sempre alla ricerca di oscuri e personali interpretazioni sonore. Sei anni dall’ultimo lavoro, leggeri cambi di line up marcati dall’aggiunta di AD (batteria) e D (l’altra chitarra e occasionali cornamuse), hanno stabilizzato la band, un quintetto ora molto affiatato, palesemente determinato, unito e con una direzione musicale comune, cosa ampiamente percepibile con questo nuovo lavoro, questa oscura perla di black metal arricchito in maniera travolgente da arrangiamenti e musicalità di alto livello, componenti che esaltano profondamente ogni brano senza per nulla addolcire o deviare il genere e l’aggressività di fondo. Black furioso ed incalzante, vagamente epico, sulla opener “Heimarménè”, brano che svela la grande tecnica del batterista, il gusto per cambi e accostamenti melodici tuonanti, ed una capacità innata di dar vita ad atmosfere subdolamente penetranti. Ancora ottimo black quasi vecchia scuola con “Mellonta Tauta”, ma è “Shamanic Cosmocrator” il primo brano che lascia veramente a bocca aperta, in quanto qui gli arrangiamenti diventano veramente complessi, anche se irresistibilmente fruibili, e quel cambio a metà durata stupisce e sconvolge: atmosfera inquietante, chitarre dolci, voci sulfuree, linee di basso immense e tastiere capaci di contornare con suggestione. Ancora linee di basso ricercate sulla cosmica “Ascendency Of Astral Chaos”, canzone con riff siderali, arpeggi sensuali, divagazioni remotamente symphonic black e, nuovamente, linee vocali di sublime livello infernale. Il bassista si mette in evidenza anche su “Shape Shifting Void”, un pezzo furibondo ma capace di aprire verso bellissime teorie prog grazie ad intermezzi tanto laceranti quanto esaltanti. Bellissime le tastiere di contorno sulla groovy e teatrale “Ad Astra Per Obscura”, torna una sezione delicata immensa dentro le coinvolgenti tenebre di “Black Hole Womb”, traccia che a livello vocale apre anche verso parlato e corale. La conclusiva “Your Suffering, My Pillars” regala un mid tempo favoloso, arricchito da arrangiamenti provocanti, con quelle due voci -maschile e femminile- le quali dopo un breve oscuro dialogo lasciano spazio ad un contro tempo marziale, grandioso, monumentale. Dietro una copertina di David Thiérrée (Behemoth, Ihsahn, Mortiis, ecc) gli Hegemon offrono un altro album di puro, vero, sincero black metal, reso superbamente complesso da una capacità compositiva esaltante. Musica oscura che adora il male, odia la vita… specialmente quella umana, tanto frivola ed insignificante, quanto prepotente e distruttiva. Un black metal che vuole essere ribelle, che condanna ogni forma di catene, che ripudia le origini di quel cancro chiamato ‘genere umano’. Black metal disobbediente, black metal che adora una sola divinità: la musica!

(Luca Zakk) Voto: 9/10