(Pride & Joy Music) Il sesto album degli Heimdall intitolato “Hephaestus” rompe un silenzio discografico durato dieci anni. La power metal band originaria di Salerno si ripresenta con i Calluori, Fabio alla chitarra e Nicola alla batteria, Carmelo Claps, altra chitarra che completa il nucleo storico. Gandolfo Ferro, cantante, è la stessa ugola presente nel precedente album “Aeneid”, mentre il nuovo arrivato è il bassista Franco Amoroso. Gli Heimdall hanno inciso il loro nome nella famiglia del power metal europeo con quattro album tra il 1998 e il 2004, poi il tempo ha voluto ridurli quasi a un ricordo, con due album dopo quel periodo e dunque in diciannove anni. Però un defender non muore letteralmente mai. Il nome Heimdall lascia sbocciare aspettative negli appassionati e andando al dunque “Hephaestus” è una pubblicazione autorevole. Al secondo ascolto l’album diventa qualcosa di proprio e sia melodicamente che per le sue finezze esecutive, la sua logica compositiva e il suo heavy metal che impenna di continuo verso il power più sano e non del tutto smaccato e prevedibile. Le due chitarre, autrici di armonizzazioni e di assoli melodici, e Gandolfo Ferro rappresentano i punti di riferimento in ogni momento dell’album, mentre la sezione ritmica è la onesta, sapiente e puntuale forza motrice di “Hephaestus” che suona come un’ariosità arcigna e fiera. L’album in 40’ avanza con passo svelto, tranne per una ballad, soluzione spesso usata dalla band nella propria discografia, ovvero l’epica, struggente e maestosa “Till the End of Time”. Le sfumature edificano le differenze perché gli Heimdall sono necessariamente un’espressione power tout court, ed esibiscono un incedere heavy che determina occasionali cavalcate quasi speed metal e accenni di epic metal che si materializzano con l’aggiunta di sintetizzatori e dalla dirompente vastità vocale di Ferro. “Hephaestus” si allontana con parsimonia dall’old style però vuole mostrare l’intenzione di andare oltre e forse la presenza di “The Show Must Go On” dei Queen posta a chiusura dell’album ne è la prova ulteriore.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10