cophelevorn(Solitude Records) Ci ho pensato un po’ su, e ho concluso che la Spagna non ha una grande tradizione nel doom – e men che mai in quel sottogenere doom/gothic che si rifà alla scena inglese di metà anni ’90. Gli Helevorn, che vengono nientemeno che da Palma di Maiorca, sono quindi una novità per la scena del loro paese; e direi una bella e stimolante novità! Il loro terzo disco (il precedente è del 2010) allinea otto brani ben prodotti e di media lunghezza, che creano la giusta atmosfera. Il sipario si alza su “The inner Crumble”, che cresce lentamente e sfocia in un canto di disperazione e sofferenza, ben sottolineato dagli inserti di keys. “Burden me” sceglie invece la strada della potenza, ma non dimentica (soprattutto nel finale) magniloquenti passaggi di puro doom. “Looters” è a sua volta maggiormente gotica: parti vocali come ‘allungate’, soprattutto nei cori, un decadente passaggio parlato, suoni leggermente più infarciti e un pianoforte malinconico che tiene insieme il tutto. In “Unified” emerge invece il drumming di Xavi Gil, vario ed energico, con un gran lavoro di piatti nella piena tradizione del genere; di nuovo rabbia e oscura potenza in “I am to blame”, che mi ha fatto ancora maledire la svolta post-alternative (o quello che è) dei Paradise Lost. Il coronamento del disco sono gli otto minuti di “Reason dies last”: cantato pulito su lunghi passaggi, suoni più aperti, fra il trionfale e il mitico, con accenni addirittura post metal. Non c’è che dire, un lavoro pienamente riuscito, che farà sospirare molti nostalgici di “Icon” e “The silent Enigma”.

(Renato de Filippis) Voto: 8/10