copheliumhorsefly(Dipole Experiment Records) Strana quella copertina, vero? Surreale e un po’ alla Storm Thorgerson? Già, ma è certamente strana come la musica che ricopre. Sono di Liegi, in Belgio, gli Helium Horse Fly e se le loro chitarre non fossero troppo distorte e magari nella band vi fosse qualche strumento a fiato, il loro sound sarebbe un free jazz. Invece gli Heliums sono una band rock-noise e molto sperimentale. Cenni di psichedelia ed anche di jazz, oltre a del rock cupo e grigio: il tutto sfuma negli otto pezzi che hanno un tono sinistro, cerebrale, malinconico. C’è profondità in queste canzoni, c’è un’atmosfera livida come quella luce che si intravede dalla finestra in copertina. Un clima uggioso, ma anche di introspezione che i quattro musicisti approfondiscono attraverso chitarre, batteria e basso, ovviamente e la voce, di Marie Billy (bel timbro, ma molto malinconico), però al seguito si ritrovano anche tastiere, manovrate dal chitarrista Stéphan Dupont e il clarinetto, del bassista Dimitri Iannello. Bastien Dupont è il batterista. “Surgery Plains” apre questo lavoro omonimo dei Belgi e mette in scena un sound ricco, vivace, ma tendenzialmente oscuro. I momenti quieti, quasi cinematografici, come se sottolineassero scene di riflessione e solitudine sono sparpagliati in giro e del resto di spazio ne trovano, visto che le canzoni sanno essere sui 3′, ma anche di oltre 10′. Atti nervosi e disturbati in “The Fifth Season”, dove gli strumenti sembrano un motore che alza e diminuisce al minimo i giri, ma senza mai perdere l’atmosfera melodica e malinconica, in quello che è un noise dai connotati emotivi jazz. “Firelink Shrine” sembra una ripresa dei Velvet Underground, ma la vocalità non è quella nasale e inadatta di Nico, bensì è la Billy che danza con la voce e quasi fa pensare a atmosfere arcaiche. Altro momento quasi jazzato è “Lamento of Dinosaur”, il quale è allo stesso tempo molto noise e proporzionalmente dinamico sia negli strumenti a corda che nella cadenza delle ritmiche. Bastien Dupont sa essere un vero valore aggiunto nella creazione dell’atmosfere. C’è tanta progressione di armonie, di suoni e tutto però ha l’aspetto di una mente disturbata, sofferta. Un insieme di incubi raccontati, con ansia e trasporto, nel ricordo di immagini che spaventano e inquietano. Un sound molto profondo, direi anche difficile, eppure c’è qualcosa di elegante, qualcosa di poco usuale in questo lavoro.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10