cophell(Pesanta Urfolk) In Metalhead un po’ tutti abbiamo perso la testa per la Pesanta Urfolk, etichetta statunitense capace di pubblicare sonorità che definire sperimentali sarebbe alquanto riduttivo. La musica della Pesanta Urfolk è sopra le righe. Sempre. Qualsiasi cosa o genere proposto, viene affrontato da artisti che ricercano, sperimentano, divagano, amano e sognano dimensioni nuove. C’è coraggio in questi album che arrivano in redazione e noi tutti ne abbiamo avvertito il tasso emotivo e artistico. Ogni volta è cosi e lo è adesso anche per gli Hell, oscura band dell’Oregon, autrice tra gli altri di tre album in studio (uno QUI recensito e forse il meno estroso dei tre), i quali vengono raccolti in un’unica soluzione e nel formato vinile in quattro dischi. Drone e doom, sludge crepuscolare, noise, ombre e profondità incontaminate: la musica degli Hell è vasta, sconfinata, maledettamente oscura e improvvisamente capace di toccare punti lirici e narrartivi. Sono due ore e mezza di musica che si evolve e progredisce. “Hell”, “Hell II” e “Hell III” sono lavori diversi tra loro che di base coltivano uno sludge spesso, roboante, solitamente lento e avvelenato di oscurità. A questi aspetti poi si aggiungono momenti drammatici, epici oppure tendenti ad un rumorismo catatonico e freddo, macchinoso. Il fantasma dell’industrial delle volte è dietro l’angolo. Insomma, sono le atmosfere a giocare e dominare su ogni cosa, a svilire le melodie, a generare incubi. Anche se proprio le melodie a volte sembrano venire meno perché usate con parsimonia o perdute nelle lungaggini di alcuni pezzi, come nel caso di “Hell II”. “Trilogy” è un tunnel nel quale ci si perde, perché si rivela essere un labirinto.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10