(High Roller Records) Ad essere sincero degli Hellbringer ho apprezzato più la copertina che la musica. La tedesca e sempre prolifica (qui in redazione iniziamo ad avere problemi a starle dietro!) Pure Steel per mano della sub-etichetta High Roller, punta sul thrash dei tre ragazzi di Canberra per rimpolpare il proprio stuolo di thrash band. Alle spalle degli Hellbringer c’è Harris Johns alla produzione (Sodom, Kreator, Voivod, Tankard e tante altre icone) per limare al meglio questo lavoro che risente pesantemente proprio del thrash metal tedesco. Ci sono anche gli Slayer dei primi due album, ma in buona sostanza la zona stilistica di riferimento è poi quella germanica. Suonano a tutto spiano questo old thrash metal, accattivante si, ma dopo tre canzoni si ha quasi voglia di saltare ai pezzi successivi per capire se l’andazzo è quello. Si, è quello! Aprezzate “Necromancer’s Return”, classico mid tempo coinvolgente con echi dei Mötorhead, mentre la successiva “Bell of the Antichrist” sembra un tributo agli Slayer e Tom Araya in particolare, ma non è la sola canzone ad esserlo. “Hellbringer” è un altro pezzo degno di menzione e “Demon’s Blood” ha una struttura un tantino più variegata e nettamente più Bay Area. Gli australiani hanno ben appreso la lezione dalle loro icone, sanno riproporla, proprio come dei devoti che recitano preghiere in automatico. Il loro unico limite è l’eccesso di derivazione e quindi una sensibile mancanza di inventiva. “Dominion of Darkness” è  solo per i thrasher oltranzisti.

(Alberto Vitale) Voto: 6/10