(High Roller Records) Nella mia personale mappa dell’heavy metal classico, con i sottogeneri storici epic e speed, gli Helvetets Port sono la punta estrema: oltre di loro non credo ci possa essere nessuno più fedele al revival, ma neanche nessuno più sgangherato, primitivo, a tratti quasi inascoltabile… gli svedesi suonano per quella ristrettissima fascia di maniaci assoluti del metallo anni ’80, quelli per cui gli Enforcer sono troppo commerciali e i Cauldron poco ortodossi: solo Manilla Road, Angel Witch e poche altre band tutte ormai datate sono così ‘true’… ma anche così complicate all’ascolto! Gli Helvetets Port tornano dopo ben nove anni dall’ultimo EP, con grossi cambi di line-up e 14 brani dedicati all’antico Egitto. “Stan Binner” è un mix di heavy/epic metal rudimentale, con suoni retro-rock e la voce diciamo ‘particolare’ di Witchfinder: se già al primo verso non lo sopportate, potete chiudere tutto e andarvene. Più canonica nel suo us epic “The Invincible”, comunque scarna e con la strana sensazione di un sound ridotto all’osso. Declamatoria e stentorea “Roeda Nejilikan”, mentre vive di accelerazioni e ripartenze “Ruled with an iron Hand”; dal canto suo, “Man at Arms” arriva a ricordare i Manilla Road di metà anni ’80. La seconda parte del disco appare meno gestibile: completamente sballata, va detto, la linea vocale di “White Diamond”, e anche “Die to stay alive” finisce per cambiare troppe volte registro e suonare confusa. La titletrack ha dei cori quasi disturbanti, riescono meglio quelli della mistica “Orions Bälte”; la fine dell’album vede un ritorno allo speed più ingenuo con “Thunder Ace”. Sulla copertina di “From Life to Death” dovrebbero davvero scrivere ‘Only the Brave’: anche l’ortodossia e la fedeltà ai sacri canoni possono essere eccessive, io stavolta preferisco sospendere il giudizio.

(René Urkus) Voto: 6/10