copHibagon(Fumaio Records / Narcotica Publishing) Arte in forma pura. E vi posso garantire tutto quello che emerge da queste cinque assurde traccie (meno di venti minuti) è esattamente quanto dichiarato, ovvero: “Energia delle sonorità heavy in trame irregolari che tornano all’ascoltatore in forma snaturata, in sottile equilibrio tra rigore matematico e sfogo istintivo.”. Scrivere una cosa del genere vuol dire essere in equilibrio tra pazzia e genialità; E materializzare questo musicalmente? Beh, questa è tutt’altra cosa. Gli italiani Hibagon sono un duo: chitarra e batteria. Esistono da tre anni. Prima di questo hanno messo in giro un altro EP, dal titolo criptico proprio come questo. Hanno suonato su moltissimi palchi e questo ha evidentemente accentualo il feeling tra i due musicisti… quel feeling unico che sta alla base dell’improvvisazione, la vera arte del musicista. Comporre è forse quasi sempre fattibile: dati gli strumenti ed un tempo illimitato è difficile non uscire con qualcosa da registrare su un master; ma l’improvvisazione è un’altra cosa: l’improvvisazione è viva, è pulsante. Non c’è il tempo illimitato. Il tuo strumento deve suonare ora ed adesso, a tempo, in tono, sincronizzandosi con gli altri, intensificando il soundscape che viene prodotto. La musica degli Hibagon è proprio una costante improvvisazione. Ogni nota, ogni cambio, ogni riff, ogni movimento, ogni motivo: nascono, crescono, emergono, si attenuano, muoiono… per dare spazio a quello che viene dopo. Qualsiasi cosa sia. Il riff heavy diventa prog. Il riff prog sfiora il jazz. Il jazz diventa turgido e graffiante, si trasforma in un metallo dalle svariate forme. E poi torna ambientale… il tutto prendendo a schiaffi l’ascoltatore che dopo solo la prima delle cinque canzoni si trova spaesato, perso, allucinato: sensazioni stupende. E’ difficilissimo giudicare le canzoni. Non sono canzoni. E nessuno canta, tra le altre cose. Ogni pezzo è doppio (lo suggerisce il titolo?). Forse. Ogni traccia non è una traccia ma un capitolo di una visione più ampia e globale. C’e da perdersi. Da abbandonarsi. Immersione totale. Apnea. Tra gli sconvolgimenti improvvisi c’è molto heavy classico su “Odyssey In A Maze Of Premonitions / A Stream Of Lethal Pulses”. Più oscurità, più alto livello di pesantezza su “Challenge Of The Doppleganger / Omega Progeny”. Metallo fuori controllo su “Strain Of The Feathered Cyclozoid / The Embalmed Limbs”. Coinvolgimento e divagazione progressiva sulla stupenda “Escape To The Forbidden Pyramid / Beyond Lies The Wisdom”, e quel feeling jazz sulla geniale conclusiva “The Seven Faces Of Moughra / Lord Of The Fourth Dimension”. La cosa assurda è che questa musica materializza immagini, colori, sensazioni. Qualunque immagine, colore e sensazione. Quella che vi passa per la testa. Nel frattempo gli Hibagon rivelano anche quali immagini, quali colori e quali sensazioni avevano in testa loro in sede compositiva: “narrazione dalle forti tinte sci-fi”. E si. C’è pure quello. Deve essere li, tra quei colori accesi, quelle immagini ipnotiche, quelle sensazioni perverse.

(Luca Zakk) Voto: 8/10