copHiddenIntent(Punishment 18 Records) Ultimamente stiamo assistendo a una nuova ondata di gruppi thrash metal provenienti da ogni angolo del mondo. Tra questi, l’Australia sta dando nuova linfa al genere. Un esempio è rappresentato dagli Harlott, tra le migliori band Australiane. Ora è la volta degli Hidden Intent, terzetto proveniente da Adelaide dedito a un thrash metal old school, sulla scia di mostri sacri come Annihilator, primi Megadeth e Slayer. Soprattutto la band di Jeff Waters deve aver avuto una grande influenza sul songwriting di questo lavoro. L’album si apre con “Confession”, una intro in cui una voce concitata chiama la polizia confessando di avere ucciso delle persone. Subito sembra agitato, poi comincia a ridere follemente mentre racconta i particolari delle uccisioni. La title track parte con un riff incalzante, dove l’influenza degli Annihilator è evidente; a metà canzone parte un’accelerazione slayeriana che prosegue fino all’assolo, per poi ripartire col riff iniziale; “Throught Your Eyes” parte velocissima, prosegue con un mid tempo che accompagna la strofa per accelerare nel ritornello. La voce di Chris McEwen (voce,basso) ricorda moltissimo quella di Coburn Pharr, cantante degli Annihilator su “Never Neverland”. “Betrayed” è ricca di cambi di tempo, alternando ritmiche lente ad accelerazioni repentine. Nel finale parte un lungo arpeggio di basso su cui si inseriscono gli altri strumenti, creando un’atmosfera simile a quella di “Orion” dei Metallica. “Die Inside” è una cavalcata thrash dominata dalle terzine di chitarra e da un’impostazione vocale alla Dark Angel. “Good Friday Thrash” parte lenta e marziale per poi sfociare in un altro riff slayeriano inframezzato da stacchi più rallentati. Sono proprio questi cambi di tempo a rendere vivace l’album, che suona fresco nonostante sia totalmente derivativo. “Get What You Can Get” mi ricorda molto i Death Angel di “Act III”, non eccessivamente veloce ma molto tecnico. “Face Your Demon” è un’altra cavalcata dominata dalla voce di Chris, il quale si cimenta in anche in un bel assolo di basso. Salgono nuovamente in cattedra gli Annihilator su “Creature Of Habit”, un mid tempo fatto apposta per causare l’headbanging più selvaggio. Con “Black Hole” siamo in territori speed metal, con tanto di riff spacca ossa e acuti alla Agent Steel. “Bass Wankage” chiude l’album. Si tratta di uno strumentale, un assolo di basso abbastanza inutile. A me l’album è piaciuto molto: il genere è il mio preferito ed è ben suonato. Tuttavia devo notare la totale assenza di originalità, di un’idea personale. Lo vedo più come un sincero tributo verso chi ha reso grande il thrash metal, piuttosto che come un disco di inediti. Le capacità ci sono ma aspetto qualcosa di più originale.

(Matteo Piotto) Voto: 6,5/10