copHighPriestOfSaturn(Svart Records) Se con il loro debutto -oltre due anni fa- seppero ritrarre la loro terra -la Norvegia- con un doom psichedelico e profondamente spirituale, è con questo secondo lavoro che non solo confermano l’immensa capacità emotiva ed evocativa delle loro composizioni, ma si rivelano capaci di andare oltre, di accrescere quel senso etereo globale sostenuto da chitarre pesanti ed un autentico muro di organi, hammond, suoni che mettono in strana relazione il mondo reale da quello tra la vita e la morte, tra la natura ed il sogno, tra il palpabile e l’immaginario. Cinque imponenti tracce (durate dai 6 ai 10 minuti) che accompagnano l’ascoltatore ancora una volta attraverso quel percorso magico, tra boschi vivi ed immortali, con una presenza costante, intensa, avvolgente la quale trova incarnazione terrena nella la bellissima ed espressiva voce della singer, una voce che continua ad essere un angosciante sussurro, ma anche una celestiale melodia, un modo di cantare bizzarro e altamente suggestivo. La lunga opener, “Aeolian Dunes” è molto acida ma molto spaziale, vanta un’espressività musicale superlativa e riesce a mettere in comunicazioni generi lontani nello stile e nel tempo. Emozionante l’apertura di “Ages Move The Earth”, un’introduzione del main riff indovinata ed intelligente che catapulta nell’evoluzione mistica di un pezzo ricco di una luce diffusa nella nebbia più fitta. Introspettiva e riflessiva “Son of Earth and Sky”: una canzone con una progressione che definirei erotica, con un assolo che che è un autentico orgasmo accompagnato da un hammond passionale. Più ritmata, tagliente e talvolta pesante “The Warming Moon”, mentre la conclusiva “The Flood Of Waters” è uno strumentale immenso, sconvolgente, che genera inquietudine e trepidazione. Immensi, perversamente divini. Riflessivi. Tristi ma celestiali, diretti verso una destinazione, ma liberi di vagare nell’immensità astrale. Tanto anni ’60, anni ’70. Molto doom. Psichedelico senza confini. Infinta personalità, la quale si manifesta anche nei dettagli, nelle soluzioni melodiche, nei bridge, del mix e in quei momenti dove una chitarra magica si lascia accompagnare da un basso superlativo, il tutto sotto il vigile controllo di un organo che azzera le distanze tra i mondi, tra i pianeti, tra gli spiriti, tra gli dei ed i demoni, tra il terreno ed il divino.

(Luca Zakk) Voto: 9/10