(Nuclear Blast Records)Erlend Hjelvik si reinventa. Ricomincia. Fino a due anni fa è stato il front man dei prog rockers norvegesi Kvelertak, oltre che uno dei vocalist dei blacksters Djevel. Poi si è preso una pausa, si è nascosto… pianificando questo micidiale ritorno il quale porta fieramente il suo nome. Con lui l’ex bassista dei Benighted, il francese Alexis Lieu, gli americani Rob Steinway (chitarra, anche negli Skelator) e Kevin Foley… ex batterista di Benighted ed Abbath. Con questa formazione internazionale gli Hjelvik si lasciano andare ad un metallo pesante, quasi death, quasi black, ricco di groove, di potenza, di efferata sete di sangue. Le influenze sono illimitate: dal black al death al thrash, ma si arriva al black’n’roll, passando per gli Iron Maiden, in un assalto sonoro a base di metallo rovente e grondante sangue! Subito incalzante e ricca di melodia “Father War”. “Thor’s Hammer” prende ispirazione anche dagli Alfahanne, scatenandosi poi in metal maledettamente epico, oscura e suggestiva “Helgrinda”, si rivela graffiante e sicuramente efficace dal vivo “The Power Ballad of Freyr”. “Glory of Hel” mette molta sete e quel lungo e tagliente assolo altro non fa che innalzare il livello del brano. Si torna agli albori della musica ‘cattiva’ l’old school di “Ironwood”, stuzzicante “Kveldulv”, inni ad un glorioso nord esplodono con “North Tsar”, prima della conclusiva “Necromance”, canzone che offre un ventaglio di spunti, dal black al doom fino ad un metal estremamente classico. Con la copertina del mitico Joe Petagno (il quale ha lavorato per una infinità di band, tra queste: Motörhead, Sodom, Marduk), “Welcome to Hel” è un concentrato di inni aggressivi, supportati dalla mitologia nordica, dalla voglia di conquista, da un senso di irrequietudine fuori controllo: un album che quando raggiungerà un palcoscenico sarà in grado di scatenare un autentico finimondo!

(Luca Zakk) Voto: 8/10