(Scarlet Records) “Next In Line”, il prossimo… ma anche un ‘avanti il prossimo’… chi si fa sotto? Chi le vuole prendere? Questo è Terence Holler e questo è il nuovo album dannatamente autobiografico, una biografia che è un assoluto disastro, costellata di casini, di delusioni, di grandi errori. E di di grandi successi. Però è una biografia collettiva, forse, in quanti -diciamocelo- siamo tutti un po’ dei Terence Holler, visto che alti e basi fanno parte della vita, di un crescere che non finisce mai, del processo di maturazione che non prevede un vero traguardo, un vero arrivo. E infatti questa tendenza si nota: “Next In Line” è più maturo di “Reborn” (recensione qui)… anzi, è decisamente cresciuto, è diventato grande, un vero uomo… quasi noioso, quasi palloso, decisamente rompi coglioni. “Reborn” era passione, era sfogo… era una manciata di ormoni adolescenziali esplodevano che volevano imporsi, che volevano fare sesso, ribadendo con forza gli anni ’80, gli anni del libertinaggio sfrenato per antonomasia (tanto che ringrazio no so chi di esser nato il decennio precedente… proprio per arrivare in forma al grande climax, prima della grande depressione grunge!). “Next In Line” è adulto. Vuole essere ottantiano ma non ci riesce, quindi diventa super maturo, praticamente AOR, progressivo, un qualcosa che ricorda la maturità degli Eldritch che furono, anche se poi ci si rende conto che è tutt’altra roba, anche grazie alla maestosa line up che Terence è riuscito ad arruolare nel suo piccolo ma violento esercito. Ascoltatelo, e vedrete… ma voi vi aspettate la descrizione della canzoni? Va bene, allora cito la melodia incalzante di “A Miracle”, il soft prog di “Stormy”, il groove micidiale di “Chandelier”… tanta roba. “Don’t Fool Me” e “The Ocean” sono mezze ballad: mezze perché sono intense ma troppo poco ottantiane… quindi troppo poco strappa mutandine… hey, Terence, hai forse perso quel ‘tocco’? Proggy “24Seven”, heavy “Crystal Eyes”. Coinvolgente “Trust”, un po’ troppo prepotente e altezzosa “The Leader”, ma va bene considerato il soggetto che l’ha scritta e la canta; infine si rivela sensuale e ricca di suggestione la complessa, avvincente e conclusiva “Perfect Place”. Eccolo di nuovo: dopo la fuoriuscita dalla band storica pensavamo di essercene liberati… anche dopo quel canto del cigno intitolato “Reborn”. Ma lui non molla mai, e si fa pure circondare da una band che lo supporta, che gli dipinge attorno uno scenario musicale molto più imponente! Quindi? Non penso ce lo toglieremo di torno tanto facilmente, anzi, come afferma Terence stesso: ‘gli Holler ci sono!’… e, aggiungo io, sono sono qui per restarci! Nel frattempo ciascuno di voi può ritenersi prossimo della fila! Me lo immagino Terence gridare ‘Hey, avanti il prossimo, cazzo, qui ce n’è per tutti!’
(Luca Zakk) Voto: 9/10