(Century Media Records) Il tempo non passa con gli svedesi Horisont. Le mode non evolvono, i trend restano fermi a dov’erano (o a dove dovrebbero stare). Un altro album, il sesto, nel quale suono, impostazione, fantasia, melodie e look rimangono radicati agli anni settanta, anche se non mancano provocanti ‘anticipazioni’ di ciò che rese gli anni ’80 gloriosi, senza dimenticare il groove degli anni ’60. Rispetto a “About Time” (recensione qui), il nuovo lavoro abbandona le (poche) tracce di metal e si abbandona ad un sound più goloso, vintage pop, un po’ più libero forse, decisamente più stuzzicante considerando l’avvicinarsi dell’estate, stagione nella quale “Sudden Death”, titolo a parte, potrebbe porre l’accento a molte calde notti insonni. Sdolcinata “Revolution”, compatibile con gli stadi la tecnica e la provocazione di “Free Riding”. Rock più granitico, più malinconico, più subdolo con “Pushin’ The Line”, assolutamente favolosa “Into The Night”, una canzone che tra impostazione pop ottantiana e sassofono emerge con irruenza da un grande album. Gusto epico e melodie dal sapore southern con “Standing Here”, classica e travolgente “Runaway”. Molto ben azzeccato il brano in lingua madre “Gråa Dagar”, canzone con suggerimenti folk che un po’ richiamano i norvegesi Tusmørke. Ancora pop d’annata con “Sail On”, tracce psichedeliche su “Breaking The Chain”, mielosa ed eccitante la caldissima “Hold On”, prima della conclusiva strumentale “Archaeopteryx In Flight”, canzone marcatamente progressiva, ricca di tecnica, idee, percorsi contorti ed emozioni esaltanti… a mio parere il miglior brano del disco, a fianco di “Into the Night”! Sfacciati. Brillanti. Melodici. Spaziano con disinvoltura tra gli anni ’60 e gli anni ’80, soffermandosi con divagazioni appartenenti ad ogni singolo mese incluso in quel trentennio. Album invitante, seducente, succoso e maledettamente irresistibile.

(Luca Zakk) Voto: 8/10