cophuntress3(Napalm Records) Un primo album stellare (QUI), un secondo assolutamente deludente (QUI), e un terzo che… beh, forse descrive se stesso traducendo il titolo nel peggiore dei significati con cui può essere reso in italiano… perché il sound degli Huntress si è fatto incredibilmente statico, senza sorprese, a tratti perfino scontato. Viene a questo punto da chiedersi se “Spell Eater”, il debut, sia stato una fortunata eccezione, un fuoco di paglia, oppure se questa band sia semplicemente una astuta trovata pubblicitaria costruita attorno alla malvagia bellezza di Jill Jenus… devo dire che “Sorrow” iniziava il disco davvero bene, con un power/thrash molto sparato e un degno ritornello; godibile anche il riff, molto classico, di “Flesh”. Poi cominciano i guai. “Brian” mi sembra scopiazzata metà dal repertorio di King Diamond e metà, addirittura, dai primissimi Blind Guardian; “Mania” sono quasi nove minuti decisamente piatti, una sorta di doom ‘annacquato’ con una chiusa incredibilmente lunga. Debole il refrain della titletrack, priva di idee e come smorta “Noble Savage”; la conclusiva “Fire in my Heart”, dall’approccio più classico, poco cambia nell’equilibrio generale. Onestamente non so che pensare, ma “Static” mi sembra girare a vuoto per buona parte della sua durata. Che peccato!

(René Urkus) Voto: 5,5/10