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(Autoproduzione) Quartu Sant’Elena, Sardegna, terra degli Iato. Una band che spara mazzate violente ma costruite con una certa complessità. Ogni tipo di finezza tecnica, compositiva, melodica o stilistica è l’insieme di un qualcosa che si muove sonoramente, con un dinamismo senza pari. Tra assalti hardcore e thrash e un certo piglio grindcore e brutal death metal, gli Iato plasmano la propria personalità musicale. Violenti di sicuro, ma ogni loro cosa è strutturata, pensata, lavorata. Per esempio i primi assalti di “Padronanza” ricordano gli Slayer di questi anni, ma la band si tramuta in un insieme più feroce e spietato. A tratti e in ogni angolo di questo lavoro, gli iato pestano veramente a fondo sull’acceleratore, ma ancora di più estremizzano ogni propria sfumatura musicale. Le conseguenze di ogni atto estremo sono passaggi elaborati, suonati con agili contorsioni e cantati da un growl ottimo per una qualsiasi brutal death metal band. Un ammasso sonoro che pulsa di qualità ed eccezionale fattura, tale da fondere insieme diverse cose, magari già sentite, ma senza sforare da un’atmosfera generale che è unica in questo “Dialektik”. Violenza e follia, bilanciate da eccentrica inventiva e capacità di rilettura degli schemi. Il drumming che infierisce con colpi violenti e isterici, il basso che doppia con ombrosa attitudine. Le chitarre lavorano di gomito o scaraventano fuori delle finezze in coesa simbiosi. Iato è forse la forma più estrema e contemporaneamente lucida di tutto il Mediterraneo e oltre! In queste sonorità ci si perde tra un thrash dai fasti crossover, fino a estremismi di ogni sorta. Poco più di venti minuti raccolti in una formula complessa e completa, masterizzata da Ettore Rigotti.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10