(Seance Records) Si conferma il duo australiano, concepito ad inizi anni novanta ma poi rimasto in silenzio fino al debutto del 2018, quell’impattante “God Of Thunder God Of War” (recensione qui). Ci sono voluti altri tre anni per un secondo lavoro, il quale tuttavia conferma quella capacità di dar vita ad atmosfere complesse, intricate, coinvolgenti. Oscure. I membri dichiarano origini dall’est europeo, pertanto anche questo disco, come il precedente, invoca le foreste e le montagne di quelle terre, puntando ad una spiritualità tetra legata alla natura del luogo e alle sue antiche divinità, ritrovando quelle radici lontane nello spazio e nel tempo. Mid tempo seducenti che nascondono misteri ancestrali, un sublime senso di malinconia evidenziato da arrangiamenti e componenti melodiche capaci di dipingere uno scenario naturale in penombra, umido, freddo, tanto inospitale quanto infinitamente invitante. Marziale la lunga opener “Journey”, con quelle orchestrazioni dal sentore apocalittico e dall’incedere trionfale. Molta atmosfera oscura su “Broken Land”, prima di una esplosione di black metal dall’infinita aura tragica. Pulsante e contorta “Veles Is Here”, canzone con aperture melodiche pungenti, men tre le tenebre si fanno palpabili con “Fight, Blood, Fire, Hate”, un pezzo che guarda a lontane influenze industrial dal sentore cosmico, questo prima della conclusiva title track, molto incisiva, penetrante, nuovamente malinconica e decisamente capace di offrire un’atmosfera unica. Un percorso tortuoso, attraverso secoli di umanità e paesaggi, nel nome di stregonerie e folklore, agli occhi di arcaiche divinità con un infinito potere, entità capaci di benedire ma anche di maledire con immonda crudeltà. Un viaggio mistico, etereo, trascendentale, tanto fisico e carnale quanto divinamente incorporeo ed immateriale.

(Luca Zakk) Voto: 9/10