(Candlelight Records/Spinefarm) Ihsahn: Sempre eclettico, strano, originale. Il suo stile spazia ovunque, entra ed esce dal black metal come e quando più gli garba, passando per il prog, abbracciando per il rock, tuffandosi nel mondo sperimentale. Il suo primo EP da solista è ancora una volta una cosa strana ed originale: la sua intenzione è celebrare il Telemark, ovvero la contea dove è nato e nella quale vive, legata indissolubilmente alle sue origini, non solo natali ma stilistiche: Emperor in primis. La sua celebrazione della contea è legata al black metal, o per meglio dire alle radici (sue) black metal, questa volta con testi in lingua madre che rendono tutto più tagliente, senza comunque mai far mancare quel tocco speciale, unico e personale che contraddistingue il suo genio. “Stridig” è effettivamente black metal, ma quei fiati che entrano spregiudicati, quei lick di chitarra che sondano il terreno mentre un riff rocambolesco imperversa per tutto il brano, regalando un groove potente supportato da linee di basso dinamiche e coronato vocals in growl… con divagazioni scream. Un brano che è black, è folk ed è pure metal classico! Tornano da subito i fiati con “Nord”, altra canzone con radici black, un growl tuonante, arpeggi inquietanti e progressioni… decisamente contorte! La title track, forse il brano più strano, inietta altro folk, altri immensi fiati (ci sono momenti che mi ricordano gli italiani Ottone Pesante), altri dettagli sperimentali, variazioni tematiche costanti ed inimmaginabili.. pur rimanendo tanto indiscutibilmente quanto assurdamente black! L’EP offre poi altre due sorprese, talmente strane che solo la mente di Ihsahn poteva partorirle: due cover! La prima è imprevedibilmente “Rock ‘n’ Roll Is Dead” di Lenny Kravitz: una versione appesantita, esaltata dai fiati, sferzata dal growl e con un assolo più incisivo. La seconda, forse la più sconcertante, è “Wrathchild”… proprio il mitico brano dal secondo album degli Iron Maiden! Ora, immaginatevi i lick di Smith e Murray resi trionfali dai fiati, lo stile grezzo di Harris affilato e reso più carnale e dinamico… ed infine la voce di Paul Di’Anno disintegrata dallo storico growl di Mr. Vegard Sverre Tveitan! L’EP non è concepito come fine a se stesso, oppure, come spesso succede nel mercato discografico, ideato come anticipazione di un nuovo album; questa release avrà, dichiaratamente, delle evoluzioni: l’artista infatti dichiara di voler portare l’idea sul palco, in tutto il mondo, pensando ad un set di brani tratti dalla sua carriera e compatibili con l’EP stesso (primo appuntamento: Inferno Festival), realizzando una offerta visuale che possa esaltare i concetti espressi nei brani, dando anche libero sfogo alla sua tendenza sperimentale. Una costante sorpresa, un artista imprevedibile in maniera destabilizzante. Un EP che spacca, rompe il ritmo, emerge con prepotenza lasciando gli ascoltatori ancora una volta stupefatti!

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10