(Avantgarde Music) Secondo capitolo per la poderosa e suggestiva post doom metal band spagnola, la quale offre il successore dell’ottimo “Cuerpos En Sombra” uscito nel 2021 (recensione qui). Dieci nuovi imponenti brani, meravigliosamente avvolti da un senso di mistero che emerge dalle sonorità, dagli arrangiamenti, dall’impostazione generale in grado di unire la freddezza del post metal alla carnalità sulfurea del doom. L’album precedente esponeva il concetto del dolore intrinseco nel ciclo della vita umana, mentre questo “Arde” si abbandona dentro ai labirinti della rabbia e delle sue conseguenze, alla concretizzazione della consapevolezza dello status di vittime, ovvero senza via di uscita, senza ritorno, approfondendo e sfruttando i concetti espressi nel saggio “La banalità del male” di Hannah Arendt, scegliendo personaggi estremi -siano essi vittime o carnefici- della storia dell’umanità. Musicalmente “Arde” è registrato e prodotto con una cura maniacale, cosa necessaria per mettere in evidenza tutti quei piccoli dettagli, quegli arrangiamenti sconvolgenti, quei samples e quelle piccole divagazioni etniche, come rivela subito l’intro “Sacrificio”. Tuonante “Santa Sangre”… brano ricco di inquietudine, pesante, lacerante, profondo ed ipnotico. Doom più vicino agli antichi Paradise Lost con “La Sed”, quasi inaspettatamente rilassante “40 Días”, diabolicamente melodica la possente “Surcos (Ciutat Morta)”. C’è epicità e trionfo nella strumentale atmosferica “Kanno Sugako” la quale riversa dentro le tenebre della maestosa “Tomie”, un brano che esalta ogni singolo dettaglio di generi musicali definibili con termini quali ‘post’, ‘doom’ e ‘funeral’. Stupenda la divagazione dark ambient rappresentata dalla title track, prima di quel senso si pace, di affermazione, di traguardo raggiunto che “Titane II” lascia diffusamente percepire, verso l’epilogo, verso l’infinita malinconia trasmessa dal pianoforte della conclusiva “Flores en el Asfalto”. Con testi profondi, suggestivi, elaborati, “Arde” è un viaggio nei meandri proibiti della psiche umana. Una nebbia impenetrabile fatta di inquietudine, dannazione e profonda perversione. ‘Il Sole non sorge, ragazzina, il Sole non guarda il tuo sangue santo’ […] ‘La luna chiede alla notte di tornare sua e segretamente racconta leggende come la tua’: una estremamente poetica sintesi dell’abisso esistenziale, delle deviazioni e delle malvagità umane.

(Luca Zakk) Voto: 9/10