(autoprodotto/Nadir Music) Compiono 30 anni i genovesi Il Segno del Comando, band con uno stile che riesce a collocarsi a cavallo di molteplici generi, dal prog al doom, dal metal al un rock esoterico, passando per il dark, per il jazz e qualsiasi altra direzione sonora diventi necessaria per esprimere la profondità spirituale del mastermind, il Maestro (e virtuoso del basso) Diego Banchero, il quale ama farsi ispirare dalle opere di Gustav Meyrink. Il concerto qui inciso è stato registrato il 31 gennaio 2025 a Pesaro (le tre bonus track, invece, provengono da un live in Olanda del 2022) e non solo celebra l’anniversario, ma conferma un’evoluzione, un’ulteriore evoluzione, perché vengono proposti brani risalenti a tutta la carriera del progetto, qui ovviamente reinterpretati, riarrangiati, adattati ai membri della formazione attuale (che dal 2024 vanta un nuovo batterista, Paolo Serboli): dopotutto, un concerto è una forma d’arte a sé stante, unica e irripetibile: è come se un pittore replicasse se stesso e le sue opere davanti al pubblico di quel momento, dando vita ad un dipinto che non potrà mai essere identico alla prima versione o a una qualsiasi altra versione successiva. Ecco quindi che “Sublimazione” è un’esperienza di un momento. È una forma d’arte unica e indipendente. È energia, è emozione, è passione ed è celebrazione della perseveranza. “Sublimazione” agisce quasi da antidoto, da calmante, da anestetizzante, creando un momento transitorio tra la consistente produzione in studio e l’esperienza esaltante di assistere alla prossima esibizione dal vivo. Certo, è impossibile catturare in una registrazione -per quanto ben fatta- l’energia, i dettagli, i momenti particolari di un vero concerto, in particolare di una band come Il Segno del Comando così ricca di complessità emozionali, di evoluzioni tecniche, di una massiccia e favolosa tendenza all’improvvisazione; tuttavia “Sublimazione” è forse ciò che più riesce ad avvicinarsi all’esperienza vera, a quella reale, all’emozione di vedere quella tela dipingersi, pennellata dopo pennellata, davanti ai propri occhi, dentro il proprio io, esponendo come una ferita aperta ciascuno dei propri sentimenti.

(Luca Zakk) Voto: 10/10