copinfernalcurse(Iron Bonehead) Morte. Oscurità. L’aria appestata con un delizioso olezzo di putrefazione. Riff privi di luce, riverbero sonoro pestilenziale che accerchia un singer straziante registrato dopo essere stato rinchiuso dentro una maleodorante cella priva di finestre. Una qualità sonora letale, al limite della confusione delle onde sonore. E tanta, tanta, tantissima decadenza. Secondo infernale album del trio argentino (li avevamo già conosciuti con un altro devastante EP), un album che assume la forma di un rituale macabro, perverso ed estremamente satanico. Abbandono, deviazioni psichedeliche, riff sub-armonici, libertinaggio animalesco: più nero del black, più mortale del death. Gli Infernal Curse crescono dall’undeground, pur mantenendone una palese appartenenza sonora di sublime malevolenza. Le nove tracce sono pestilenziali all’inverosimile, una più crudele dell’altra, intro e outro compresi. Ogni remota idea melodica viene soffocata da una produzione volutamente tossica, fumosa, rumorosa. I riff sono intenzionalmente confusi, ed un innato groove, o una ipotesi di assolo riescono ad emergere raramente e con fatica, come sulla irriverente “Fragments Of Annihilation”. “Apocalipsis” è la brutalità trasformata in musica. È una delle cose più malvagie e prive di umanità mai concepite in ambito musicale; è la negazione del suono, della voce, dei colori e della vita stessa.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10