copinternalr(Blastasfuk Records) È evidente che il grindcore è un genere tendente al caos. Nell’ascoltare un pezzo di questa forma musicale, spesso si ha la sensazione che non abbia una reale direzione e che punti ad essere qualcosa di lanciato al massimo e senza rotta. Non è sempre così, ma resta il fatto che sarebbe comunque una sana abitudine, nell’atto di produrre qualcosa di estremo, come lo è il grindcore. Gli Internal Rot ubbidiscono a quest’attitudine perché il loro grindcore è spinto al massimo. Alza e abbassa la velocità, distrugge oppure polverizza tutto con ritmi estremi o a malapena modulati. Il sound della band di Melbourne è una sequenza di cose che si spinge all’autodistruzione, attraverso circa trenta minuti spremuti fino ai limiti della loro durata. Inserimenti crust fanno da spartiacque con i tanti blast beat che piovono giù come valanghe e a quel punto il gioco è fatto: violenza e velocità sempre più esagerate, marcate da growl, scream, lamenti e urla d’ordinanza che rendono l’atmosfera ancora più ammalata. Sfilze di accelerazioni estreme, susseguite da altre che lo sono ancora di più e mazzate tirate da un hardcore-punk violento che corrono su percorsi con solo un inizio e una fine e dove il tragitto che collega questi due momenti, appare un binario per niente prevedibile. La band ha realizzato questo debut album lo scorso anno, era marzo, mentre a nel seguente maggio ha inciso uno split con i torinesi Manhunt (QUI recensiti).

(Alberto Vitale) Voto: 7/10