copIntronaut(Century Media) Assurdo mix tra metal, post metal, sludge, metalcore sviluppati su una base metal-jazz. Gli americani Intronaut arrivano al quinto sigillo ed offrono oltre tre quarti d’ora di assoluta creatività musicale la quale rivela l’essenza della band visto e considerato che non è stato volutamente fatto un intenso lavoro di ricerca sonora in studio, piuttosto tutto si è ridotto a quattro giorni di registrazione, dove la band ha sostanzialmente suonato come sul palco. Ogni canzone è quasi un’improvvisazione. Uno sballo psichedelico che continua a cambiare direzione, tra virtuosismi prog e violenze che non si allontanano molto dalle soglie del metalcore. “Fast Worm” apre con con furia cieca, per poi puntare alla melodia fino ad un subdolo cambio che apre le porte ad idee ritmiche immense con una fusione costante di dettagli ed influenze trasversali, le quali toccano il death, il thrash, il post metal e tutto ciò che sta attorno, vicino e nei paraggi… per poi tornare all’essenza del ritmo, alla semplicità del ritmo, puntando a virtuosismi che non sono metal, non sono prog: questo è un qualcosa che è molto più vicino al jazz. Almeno fino all’inasprimento e la violenza finale. Contorta, graffiante e subdola la lunghissima “Digital Gerrymandering”, una canzone che ancora una volta non pone alcun limite creativo e stilistico. C’è più metallo, anche se post e avantgarde, su “The Pleasant Surprise”, mentre le strane atmosfere di “The Unlikely Event Of A Water Landing” riescono a trascinare l’ascoltatore tra melodie eteree e brutalità spietate. Molto più post metal “Sul Ponticello”, una canzone che offre dei riff di chitarra appena sussurrati, ma capaci di gridare e ridefinire il concetto di musicalità e suono. Imprevedibile “The Direction Of Last Things”, intensa la conclusiva “City Hymnal”. Un album sorprendente, travolgente, grintoso ma anche intensamente riflessivo e complesso. Gli Intronaut hanno una capacità immensa, sanno comporre canzoni fantasticamente contorte, sanno suonare con una abilità magistrale e, per fortuna, non fanno assolutamente nulla per nasconderlo; con una particolarità: se ne fregano dei virtuosismi e preferiscono abbandonarsi ad una dimensione dell’improvvisazione difficilmente imitabile.

(Luca Zakk) Voto: 9,5/10