(Pure Underground/Audioglobe) La storia è già sentita tante volte: gli Invader si formano nel posto sbagliato (Seattle) nel momento sbagliato (la seconda metà degli anni ’80), pubblicano il loro unico full-“length” nell’anno sbagliatissimo (il 1992) e si sciolgono per riformarsi oggi. In attesa del nuovo lavoro, la Pure Underground remasterizza e ridistribuisce il debut, naturalmente una colata di US metal oscuro e sanguigno. Incredibilmente alla Priest l’opener “Master of Suspense”, mentre “Victims of Terror”, in gran parte fondata sulle linee di basso, è oscura, fumosa e piena di rabbia repressa. “Infinite Quest” si fonda tu tastiere che devono moltissimo all’approccio rock anni ’80; “Imaginary World” parte in acustico ma si trasforma ben presto nella più classica delle progressioni, per poi riprendere inaspettatamente i temi iniziali per gli ultimi 30 secondi. “The Fool’s Masquerade” ha un approccio talmente underground da essere inquietante, mentre “Glass Castles” è un pezzo in crescendo infinito e con un’anima rock fine anni ’70. Tempi dilatati e un gran lavoro chitarristico, invece, per la conclusiva “Legends”. Un disco forse non memorabile, ma che meritava certamente una seconda chance dopo vent’anni di oblio.

(Renato de Filippis) Voto: 7/10